Lo spunto è arrivato dalle parole di Diego Della Valle, apprezzate da CNA: se si vogliono rilanciare il comparto e il “made in Italy”, la figura dell’artigiano deve essere considerata centrale per fare in modo che la sua “missione” diventi una prima scelta per i giovani e non un ripiego. Per arrivare a questo, occorre che fra scuola, famiglie e mondo dell’impresa si crei un legame sempre più solido, per fare in modo che i giovani intraprendano un percorso completo di formazione. In questo contesto si inserisce con maggiore forza la posizione di Santi Del Sere, maestro artigiano di Anghiari e presidente Restauratori di CNA Arezzo, esperto nel restauro del mobile antico e della tarsia, nonchè ebanista, che già da diversi anni propone la creazione di un’accademia dei mestieri, ovvero di un master triennale post-diploma, che possa concretamente avviare il giovane alla professione di artigiano.
“Purtroppo – afferma Del Sere – c’è il serio rischio che con il tempo diversi mestieri e saperi vadano a scomparire, come sta accadendo proprio ad Anghiari con l’arte del restauro del mobile antico. Mestieri che per decenni hanno creato lavoro e opportunità per molti artigiani. Gli istituti d’arte, un tempo fucina di nuovi artigiani, si sono trasformati, diventando licei artistici nei quali le ore di laboratorio non sono mai a sufficienza. In cinque anni, insomma, i ragazzi non possono prendere consapevolezza piena di quello che potrà offrire loro l’indirizzo seguito, per cui a maggior ragione si rende opportuno integrare quanto appreso nell’insegnamento medio superiore con un triennio di specializzazione, per invogliare il giovane in maniera decisiva nel proseguire su questa strada. Questa la funzione dell’accademia dei mestieri, verso la quale potrebbe benissimo indirizzarsi anche la scuola di Anghiari”.
“Mi riferisco – prosegue il presidente Restauratori di CNA Arezzo – ad una specializzazione su più discipline dell’artigianato artistico, ad un progetto pilota a livello nazionale, al momento non ne conosco di simili. Fondamentale in questo senso è la stretta collaborazione con aziende del settore, in particolare quelle più importanti, con le quali interfacciarsi. I tre anni di perfezionamento debbono servire non soltanto per una migliore conoscenza del lavoro che un domani li dovrà rendere imprenditori, ma anche per prendere visione delle nuove tecnologie, per capire che oggi serve anche e soprattutto innovazione per entrare nelle dinamiche di mercato. Un artigiano – conclude – deve avere un’ottima manualità, ma anche cognizione di quelle che sono le tendenze del mercato, perché solo così potrà avere certezze sull’evoluzione della sua attività. Nozioni di base, metodi e una base culturale spettano alla scuola, il resto è compito delle accademie”.