Il Green New Deal europeo nella declinazione italiana dovrebbe titolarsi “Un New Deal per i giovani”. Sono il futuro di ogni nazione e disquisire di innovazione, transizione verde ed economia circolare perde qualsiasi rilevanza se l’Italia continua a relegare le nuove generazioni in una sorta di riserva da “pensionati” anzitempo. C’è una convergenza unanime sul fatto che un Paese che non sfrutta l’energia dei giovani come agente di innovazione e motore della società è destinato a un declino irreversibile. E’ quanto scrive il presidente di CNA Giovani Imprenditori, Marco Vicentini, in un editoriale pubblicato sul quotidiano Il Foglio sottolineando che “la grave condizione dei nostri giovani è l’espressione di una cultura politica ed economica incapace di esprimere una visione sul futuro e che premia l’anzianità e l’esperienza prima del merito e del potenziale. Se la crisi provocata dalla pandemia ha colpito soprattutto giovani e donne non è una casualità, ma l’inevitabile evoluzione darwinaniana”.
“Abbiamo la più alta dispersione scolastica in Europa, il minor numero di laureati. Tra il 2009 e il 2019 l’esercito dei Neet è aumentato solo in Italia, Brasile e Grecia tra i paesi Ocse. La disoccupazione giovanile è salita di 12 punti in un decennio superando il 30% contro il 6,5% della Germania e l’8,5% degli Stati Uniti. Per formare un diplomato specializzato e un laureato spendiamo poco, circa 9mila euro l’anno rispetto ai 14mila della Germania e ai 17mila dell’Austria eppure investire 100 euro in formazione genera un ritorno finanziario pari a oltre 3 volte, secondo i calcoli dell’Ocse”.
Nel variegato mondo dei giovani quelli che intendono fare impresa sono la principale evidenza della necessità di una profonda modernizzazione del Paese, per riattivare l’ascensore sociale e ridurre le diseguaglianze, stimolare il progresso economico e sociale.
Si deve partire dalla scuola, superando l’anacronistica separazione tra sapere intellettuale e sapere manuale e professionale, per farne il nucleo fondamentale dove favorire la cultura d’impresa e il trasferimento di competenze. In questo senso, l’artigianato e la piccola impresa rappresentano una straordinaria palestra per quei giovani che hanno voglia di intraprendere, di mettere in gioco sé stessi, la loro creatività e capacità di innovare, ibridando mestieri antichi con tecniche e strumenti moderni. Una fucina di giovani che fa da cuore pulsante di quei prodotti e servizi d’eccellenza che costituiscono l’essenza del made in Italy.
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