“Ribadiamo la nostra forte contrarietà alla regolamentazione per legge del salario minimo: la contrattazione collettiva garantisce già condizioni e strumenti per sostenere i redditi e individuare modalità per migliorare la produttività. Quello che bisogna evitare è, invece, la proliferazione di ‘contratti pirata’- sottoscritti da organizzazioni prive di rappresentatività – che generano dumping salariale e determinano l’applicazione di trattamenti economici non congrui rispetto a quelli dei contratti collettivi stipulati da chi realmente rappresenta il mondo delle imprese e del lavoro”. È quanto si legge in un comunicato di Rete Imprese Italia, di cui fa parte CNA, sul salario minimo.
“Andrebbe, allora, dato valore legale ai minimi contrattuali stabiliti dai contratti collettivi sottoscritti dai soggetti comparativamente più rappresentativi e, insieme, andrebbe resa più incisiva la vigilanza degli organi ispettivi”.
“Occorre, inoltre, agire – prosegue la nota – per una progressiva riduzione della pressione fiscale – ferme restando la necessaria attenzione agli andamenti della finanza pubblica e la prosecuzione dell’azione di contrasto e recupero dell’evasione e dell’elusione fiscale – per rendere più pesanti le buste paga dei lavoratori e per dare impulso ai consumi delle famiglie ed agli investimenti delle imprese”.
“La fissazione ex lege del salario – conclude Rete Imprese Italia – sminuirebbe, invece, il ruolo svolto dalla contrattazione collettiva per la individuazione di trattamenti economici congrui e coerenti e rischierebbe di colpire anche tutele collettive e sistemi di welfare integrativi”.