E’ in attesa di essere pubblicato in Gazzetta ufficiale, dopo l’approvazione in Consiglio dei Ministri, il provvedimento ponte per l‘assegno unico che fissa al primo luglio l’entrata in vigore della misura. Andrà a vantaggio di famiglie oggi sprovviste di questo tipo di sostegni. Esso eroga ai nuclei familiari un importo fino a 653 euro al mese se, ad esempio, si hanno tre figli a carico. L’assegno interessa categorie molto diverse fra loro, dagli autonomi ai disoccupati, in attesa di estendere l’assegno a tutti, ma solo nel 2022. Un decreto del presidente della Repubblica stabilisce i criteri con cui si potrà usufruire di un sostegno. Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, lo aveva definito ‘epocale’ in occasione degli Stati generali della natalità lo scorso 14 maggio. Secondo il Governo saranno 1,8 milioni le famiglie interessate con 2,7 milioni di minori a carico.
A chi spetta l’assegno unico
Dal primo luglio al 31 dicembre l’assegno unico spetta alle famiglie che non hanno al momento diritto agli assegni familiari percepiti dai lavoratori dipendenti. Si tratta di famiglie molto diverse fra loro appartenenti a:
- lavoratori autonomi;
- soggetti inattivi;
- percettori di Reddito di cittadinanza;
- dipendenti oggi tagliati fuori dagli assegni per ragioni di reddito familiare
Secondo una stima sarebbero 2 milioni di famiglie a cui sono stati destinati 1 miliardo e 580 milioni dei 3 miliardi a disposizione.
Requisiti per ottenere l’assegno
In base al decreto occorre:
- essere cittadino italiano o di uno Stato membro dell’Unione europea. In alternativa un suo familiare, titolare del diritto di soggiorno o del diritto di soggiorno permanente. Ovvero essere cittadino di uno Stato non appartenente all’Unione europea. In questo caso dovrà avere il permesso di soggiorno Ue per soggiornanti di lungo periodo. In alternativa, il permesso di soggiorno per motivi di lavoro o di ricerca di durata almeno semestrale.
- Essere soggetto al pagamento dell’imposta sul reddito in Italia.
- Essere residente e domiciliato in Italia con i figli a carico sino al compimento del diciottesimo anno d’età.
- Essere residente in Italia da almeno due anni, anche non continuativi. In alternativa essere titolare di un contratto di lavoro a tempo indeterminato o a tempo determinato di durata almeno semestrale.
Soglie di reddito
Il nucleo familiare del richiedente – recita il decreto – deve avere un indicatore della situazione economica equivalente (Isee) in corso di validità. L’Isee non può essere superiore ai 50mila euro, soglia in corrispondenza della quale l’assegno si azzera.
Importi
Gli importi sono stabiliti in una tabella allegata al decreto con valore decrescente in base all’Isee. Con soglie di Isee inferiori a 7 mila euro si può contare su 167 euro a figlio sino a due figli e 217 a figlio, dai tre figli minori in poi. Se si ha un figlio disabile è stabilita una maggiorazione di 50 euro. Gli importi vanno a scalare con Isee crescente per cui con un Isee di 20 mila euro si scende a 78 euro a figlio sino a 2 figli e 94 euro, per ogni figlio, dai tre figli in su. Gli importi arrivano rispettivamente a 30 euro (fino a 2 figli) e 40 (dai 3 in su) con Isee da 49.900 a 50.000. Facendo un calcolo per una famiglia a basso reddito, con Isee ai minimi (7mila), si può arrivare dunque a 653 euro al mese. L’assegno unico verrà erogato mediante accredito su Iban del richiedente o mediante bonifico domiciliato.
La domanda
La domanda va presentata in via telematica all’Inps e presso i patronati, con modalità che saranno indicate dall’istituto di previdenza entro la fine del mese. Gli importi saranno erogati dal mese della presentazione della domanda e per le domande presentate entro il 30 settembre saranno corrisposte mensilità arretrate, a partire dal mese di luglio. Il patronato Epasa- Itaco è a disposizione di tutti i cittadini che vogliano fare domanda. Collegandosi con il sito è possibile trovare la sede più vicina e prendere un appuntamento con operatori professionisti che si occuperanno della compilazione della domanda e ne seguiranno l’iter.