Cambiare, anche il proprio approccio mentale, e innovare. Perché il futuro è di chi osa. Sono queste le parole d’ordine uscite dall’assemblea annuale della Cna dell’Umbria, svoltasi nell’inconsueta sede del sacro convento di San Francesco, ad Assisi. Ad ascoltare le riflessioni attorno al tema del futuro dell’Umbria svolte dai quattro docenti universitari invitati dalla Cna, una sala gremita di oltre 200 imprenditori artigiani, in rappresentanza di quel tessuto economico e produttivo fatto di imprese di piccole dimensioni che continua a confermarsi come la spina dorsale della regione.

Partendo dai dati emersi dalla ricerca commissionata da Cna Umbria al centro studi Sintesi e presentata la scorsa settimana nel corso di una conferenza stampa, la discussione ha toccato quattro filoni, tracciati all’inizio dell’incontro dal presidente regionale dell’associazione, Renato Cesca: “Muovendo dall’analisi dei fenomeni che hanno caratterizzato il sistema economico negli anni della crisi, vogliamo approfondire i temi legati alle reti lunghe e alle filiere produttive, alla green economy, al turismo e all’artigianato digitale”.

Dal direttore dell’accademia di belle arti di Perugia, Paolo Belardi, da. Luca Ferrucci dell’ateneo di Perugia, da Marco Frey, direttore dell’istituto di Management della scuola di studi superiori Sant’Anna di Pisa, e da Tonino Pencarelli, docente dell’università di Urbino, sono arrivate riflessioni ricche di suggestioni e stimoli.

“Sono convinto che le nostre città storiche sono la forma più avanzata di città intelligente – ha sostenuto Paolo Belardi – perché hanno la sostenibilità impressa nel Dna e perché sono il risultato di una selezione plurisecolare. Del resto per smart city non s’intende necessariamente una città high-tech, bensì una città capace di apprendere, adattarsi e innovare. Ecco quindi che le nostre città storiche devono trasformarsi nelle digital-craft city, le città dell’artigianato digitale, proseguendo, attraverso l’utilizzo della tecnologia, quell’opera di riuso, recupero e riutilizzo praticata dagli artigiani del passato, per costruire bellezza senza sprecare bellezza”.

Per Luca Ferrucci “occorre lavorare tutti insieme – istituzioni, associazioni, banche, università, scuole professionali, imprese grandi e piccole – per costruire un ecosistema territoriale del valore. Un territorio che dà valore ai propri prodotti, i quali, grazie al territorio, conseguono plusvalori sui mercati internazionali. Il territorio non deve esprimere solo capacità produttiva ma anche valori sociali, storici, culturali e paesaggistici: deve essere il valore aggiunto che si proietta nei prodotti”.

“Il tema della green economy – ha affermato Marco Frey – è legato a quello della sostenibilità: la sfida del futuro sarà quella di riuscire ad aumentare il proprio livello di benessere e ricchezza consumando sempre meno energia, meno territorio, meno risorse. L’Italia sta andando nella giusta direzione. I dati del resto parlano chiaro: è dimostrato che le imprese più sostenibili sono anche quelle che hanno maggiori performance in fatto di competitività. In questo senso la sostenibilità di un prodotto contribuisce ad arricchirlo”.

Investire sul turismo quale settore in grado di produrre ricchezza e occupazione nell’immediato. Ne è convinto Tonino Pencarelli: “L’Umbria può crescere molto in questo campo perché è rimasta più indietro di altri. Ma per farlo deve cominciare da un’analisi seria dei flussi turistici, che oltre ai dati numerici indaghi le caratteristiche dei vari tipi di turismo quale premessa fondamentale per individuare le strategie di mercato. La sfida prioritaria è accrescere l’utilizzo della capacità ricettiva, anzitutto investendo in competenze di marketing e manageriali degli imprenditori e dei loro collaboratori. Occorre inoltre avviare processi di qualificazione delle strutture ricettive, anche in termini di sostenibilità ambientale e risparmio energetico. L’artigianato può essere uno strumento dell’industria del turismo, ad esempio con percorsi tematici legati alle varie eccellenze del territorio, e allo stesso tempo sfruttare le enormi potenzialità commerciali legate anche all’utilizzo del digitale”.

Le conclusioni della serata sono state affidate alla presidente della giunta regionale, Catiuscia Marini, e al segretario generale della Cna, Sergio Silvestrini. “Lavoreremo a stretto contatto con la Cna sui temi affrontati questa sera – ha dichiarato la Presidente -. Siamo convinti che le politiche per le grandi imprese debbano essere affiancate da misure e strumenti dedicati alle imprese di micro e piccola dimensione”.

“Le imprese fino a 9 addetti rappresentano in Italia il 95% del tessuto economico produttivo. Se non si salvano loro – ha concluso Silvestrini – sarà il Paese intero a non farcela”.

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