Il sistema di incentivazione per la diffusione dell’auto elettrica in Italia e in larga parte dei paesi europei rischia di mancare clamorosamente gli obiettivi in termini di riduzione delle emissioni climalteranti.
Si fa presto a indicare la Norvegia come modello da seguire per abbattere le emissioni dei veicoli. Il piccolo paese scandinavo ha meno abitanti del Lazio, ma è diventato il primo mercato al mondo per l’auto elettrica. Un primato molto costoso per le casse pubbliche del paese. Ricchi incentivi e facilitazioni senza limite di spesa a differenza di quanto avviene nel resto d’Europa dove i bonus sono erogati per auto con prezzo di listino sotto i 50mila euro.
Acquistando un’auto elettrica in Norvegia non si devono pagare l’Iva (25%) e le imposte all’importazione (oltre il 20% sul prezzo finale) con il risultato che l’auto elettrica costa molto meno di una equivalente a benzina o gasolio. Nel paese scandinavo il parco circolante elettrico ha raggiunto le 300mila unità con un onere per le casse statali di quasi 4 miliardi di euro, ai quali vanno sommati le mancate entrate da tassa di possesso, pedaggi autostradali, parcheggi e ricariche pubbliche.
Se l’Italia adottasse lo stesso schema di incentivi per raggiungere i 4 milioni di auto completamente elettriche nel 2030 (come indicato nel PNRR) servirebbe una cifra intorno ai 40 miliardi di euro. E 4 milioni di auto sono il 9% del parco circolante nella penisola.
L’Italia invece dovrebbe seguire un’altra via per intaccare in modo consistente il moloch di 100 milioni di tonnellate di CO2 prodotte annualmente dal trasporto. Il sistema attuale di incentivi (8mila euro per un EV) si concentra maggiormente per l’acquisto di utilitarie che sostituiscono in genere mezzi già poco inquinanti. Un’auto di 10 anni mille di cilindrata e una percorrenza di 12mila km produce circa 1,4 tonnellate di CO2 l’anno. Per ridurre le emissioni di 1,4 tonnellate spendiamo dunque ben 8mila euro.
Un Tir Euro 3 invece produce circa 120 tonnellate l’anno di CO2. Soltanto la sostituzione con un mezzo Euro 6 comporta un taglio di emissioni di circa 30 tonnellate. Per realizzare lo stesso volume con l’auto elettrica ne occorrono 21 con un costo del relativo incentivo di quasi 170mila euro.
Il taglio di emissioni con 4 milioni di auto elettriche si realizzerebbe con appena 190mila Tir Euro 6. Se lo Stato riconoscesse un contributo del 25% sul prezzo di acquisto l’onere sarebbe inferiore a 5 miliardi ottenendo lo stesso risultato in termini di taglio di emissioni rispetto ai 40 miliardi necessari per incentivare l’auto elettrica. In Italia circolano oltre 5 milioni di veicoli pesanti e di questi il 70% è da Euro 0 a Euro 4. Per il rinnovo del parco veicoli pesanti nel bilancio pubblico ci sono invece soltanto pochi spiccioli.
Nell’analisi costi/benefici vanno poi considerati gli effetti sociali (gli incentivi all’auto elettrica vanno soprattutto a famiglie benestanti), i costi e i tempi di infrastrutturazione per le ricariche (in Italia sono circa 14mila mentre la sola Oslo ne conta oltre mille) e la realizzazione di nuovi impianti per la produzione di energia elettrica.