Un nuovo anno all’insegna di pesanti rincari per quanto riguarda il comparto dell’autotrasporto. Soltanto con gli incrementi di inizio anno legati alla situazione geopolitica attuale – il protrarsi del conflitto in Ucraina, la guerra in Medioriente, le problematiche relative al Canale di Suez e alle rotte tra l’Asia ed il Mediterraneo, fondamentali per l’import-export dei più importanti brand – CNA stima che il paniere del MIT, che compone le principali voci di costo dell’autotrasporto, comporterà un aumento percentuale medio del 4,6% pari a circa 6mila euro in più l’anno per ciascun mezzo (escluso il costo del lavoro dipendente e del carburante).
Relativamente al costo del gasolio alla pompa, nonostante la flessione in atto, si evidenzia che tra gennaio 2022 (€ 1,598) e il prezzo alla pompa registrato al 15 gennaio 2024 dalla CE-Energy Policy (€ 1,724), ci sono 0,13 centesimi in più al litro che incidono su questa voce di costo. I crediti di imposta per compensare i maggiori costi si stanno esaurendo; per il 2024 permane un costo del carburante che incide di 4.300 euro l’anno (litri 33mila x € 0,13) in più per ogni veicolo pesante che effettua la linea nazionale.
Sempre con l’inizio del nuovo anno anche altre voci di costo, che direttamente ed indirettamente incidono negativamente sui costi di gestione dell’autotrasporto, registrano preoccupanti aumenti quali il forte aumento sui noli marittimi che dal 1° gennaio 2024 si sono appesantiti degli effetti della clausola “ETS SURCHAGE”, e le già citate problematiche relative al Canale di Suez e alle rotte tra l’Asia ed il Mediterraneo, che stanno determinando forti aumenti dei costi del trasporto container. Il sistema logistico è tornato a subire l’incertezza dei tempi di consegna a causa, tra l’altro, delle deviazioni su rotte meno pericolose ma molto più lunghe.
Sul versante del trasporto su gomma le prospettive non sono migliori: crescono del 5,10% le tariffe per l’attraversamento del Monte Bianco e del Frejus e dal dicembre scorso sono scattati gli aumenti delle tariffe di pedaggio sulle autostrade tedesche in virtù della nuova normativa che differenzia il pedaggio sulla base delle emissioni di CO2. Sempre dal 1° gennaio sono aumentate alcune tratte autostradali in Veneto legate all’aumento dell’inflazione.
E si aggiungano le nuove limitazioni introdotte dal governo austriaco relative alla circolazione dei mezzi pesanti lungo la tratta della A10 Tauern Autobahn, uno dei principali collegamenti logistici con il resto d’Europa, che interessa in particolare gli sbocchi del Brennero e di Tarvisio. Va sottolineato che con i problemi legati alla crisi di Suez tutti i trasporti vengono convogliati ancor più su gomma.
Tutti questi aumenti si ripercuotono sui cosiddetti costi indiretti: l’allungamento dei tempi di percorrenza a causa della situazione infrastrutturale della viabilità; la carenza di personale e disfunzioni degli sportelli UMC; le 940 ore complessive di lavoro sottratte dal calendario dei divieti di circolazione per l’anno 2024. Tutti aspetti che si ripercuotono negativamente sui costi vivi, sulla capacità produttiva e sulla possibilità di conseguire reddito.
“Come si può ben vedere – commenta Paolo Fantinato, presidente CNA Fita Veneto – la situazione è tutt’altro che rosea. Tutti questi aumenti di costi legati anche alle problematiche geopolitiche si ripercuotono gravemente sul nostro comparto. Le difficoltà ci sono sia per la circolazione su tratte nazionali che su tratte internazionali, in particolare per la circolazione nei paesi europei confinanti attraverso i valichi del Brennero, di Tarvisio, del Frejus. La situazione sta diventando insostenibile. Per questo chiediamo al Governo prima di tutto attenzione sulle problematiche del nostro comparto in particolare per le imprese di piccola dimensione, che dinanzi a questi aumenti e a fronte di margini di guadagno sempre più ridotti, rischiano la chiusura”.