Ben 65 passaggi in 26 sportelli per l’avvio d’impresa: è la questa la “burocrazia” in Italia. Letteralmente, il “potere degli uffici” che nel tempo si è tradotta nell’inadeguatezza dell’amministrazione di gestire efficacemente i processi decisionali nei confronti dei cittadini.
E’ proprio per mettere alla luce un aspetto cruciale della burocrazia, ovvero quanti e quali sono gli adempimenti e le procedure necessarie all’avvio d’impresa, che oggi nella sede nazionale di CNA a Roma è stato presentato l’ Osservatorio CNA ‘Comune che vai burocrazia che trovi’.
L’indagine, alla sua prima edizione, è stata condotta sul campo in collaborazione con 52 CNA territoriali, in rappresentanza di altrettanti comuni, di cui 50 capoluoghi di provincia. Nello studio si prendono a esempio cinque tipologie d’impresa: acconciatura, bar, autoriparazione, gelateria, falegnameria. Di ognuna è calcolato in dettaglio il numero di adempimenti, degli enti coinvolti e delle operazioni necessarie all’apertura, oltre al costo totale dell’autorizzazione.
Tutte le attività scontano profonde differenze tra un comune e l’altro, che incidono in termini di tempi, ma anche di denaro. Il numero di adempimenti chiesti dalla pubblica amministrazione sono 86 per chi voglia aprire un’attività di autoriparazione, 65 per l’aspirante acconciatore.
Alla presentazione dell’osservatorio sono intervenuti il presidente nazionale CNA, Daniele Vaccarino e la vicepresidente, Stefania Milo, il responsabile dell’Ufficio Relazioni Istituzionali, Marco Capozi. Ospiti Sabino Cassese, professore alla School of Government della Luiss, Mattia Fantinati, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Massimo Mallegni del gruppo di Forza Italia al Senato, Sara Moretto, capogruppo Pd in commissione Attività produttive della Camera, Barbara Saltamartini, presidente commissione Attività produttive della Camera.”Ringrazio le sedi territoriali, che sono le nostre antenne: in quanto confederazione capillarmente diffusa ci hanno permesso di svolgere al meglio questa indagine. Il mondo dell’artigianato ha sempre avuto grande attenzione all’ ambiente e oggi all’economia circolare. Come CNA possiamo dare dei suggerimenti preziosi ai decisori. Quest’ anno lo studio si è rivelato vincente e speriamo di implementarlo e migliorarlo nel tempo”.
“Non faremo una nuova riforma della pubblica amministrazione, ma interventi mirati. Oggi è emersa una realtà a macchia di leopardo: una mancanza di sicurezza che non ci fa progredire. Un paese che fa fatica a crescere ha una pa inefficiente” ha detto Fantinati. “La bontà del sistema non è data dal numero delle leggi, ma dalla loro qualità. Le imprese hanno bisogno della certezza della giustizia, dei tempi”. Dal canto suo Sara Moretto ha ricordato che “bisogna adeguare gli adempimenti alle dimensioni delle imprese; il tema dello snellimento della burocrazia va affrontato trasversalmente, nonostante i colori politici e dal più grande dei comuni fino al più piccolo. E’ una sfida culturale. Le proposte dell’ osservatorio CNA sono di buon senso e vanno sostenute da questo Governo”. Di leggi poco chiare – oltre che numerosissime (oltre 220mila), parla Mallegni del gruppo di Forza Italia al Senato. “Il problema burocratico è inesorabilmente legato al malfunzionamento della pubblica amministrazione, alla mancanza di assunzione di responsabilità da parte del gruppo dirigente”.
Sabino Cassese, professore alla School of Government della Luiss riconosce allo studio il merito di “permetterci di fare un passo in avanti nella nostra conoscenza della pubblica amministrazione. Nel semplificare abbiamo cambiato strada troppe volte, rendendo tutto più difficile. La legge sul procedimento amministrativo dell’ agosto del 1990 comportava che si stabilisse chi si occupava del procedimento e con che tempistiche. Il lavoro che va fatto in questo momento storico è analogo a quello che si fece 28 anni fa”.