La diffusione massiccia di fonti energetiche rinnovabili, grazie anche alla propagazione delle comunità energetiche, potrebbe incidere positivamente sulle piccole comunità locali della Sardegna limitando l’impennata dei costi dell’energia che sta incidendo particolarmente su imprese e famiglie. Il prezzo dell’energia elettrica per un consumatore domestico tipo è infatti passato da 16,6 euro per KWh del terzo trimestre 2020 a 41,5 nel terzo 2022: un aumento di circa il 150%. È quanto si evince da una recente indagine del Centro Studi della CNA Sardegna che analizza l’andamento di consumi energetici e l’andamento della produzione nell’isola negli ultimi anni.
L’analisi dei dati degli ultimi 20 anni fa capire come la produzione di energia da fonti rinnovabili abbia acquisito una progressiva importanza nella Sardegna passando dal 3% della produzione complessiva nel 2000 al 25% nel 2020. Un’ottima opportunità per aumentare ulteriormente questa percentuale può essere rappresentata oggi dalle “comunità energetiche rinnovabili” previste dalla Direttiva Europea RED II (2018/2001/UE) e introdotte in Italia dal Decreto Milleproroghe 162/2019: si tratta di associazioni tra cittadini, attività commerciali, pubbliche amministrazioni locali o piccole e medie imprese che decidono di unire le proprie forze per dotarsi di uno o più impianti condivisi per la produzione e l’autoconsumo di energia da fonti rinnovabili.
Secondo CNA a rischio chiusura è il 13,6% delle imprese, mentre il 21,2% sarà costretto a ridurre l’attività e conseguentemente l’occupazione. Occorre quindi puntare sulla diffusione delle comunità energetiche e “sfruttare” le superfici dei capannoni industriali e artigianali per l’autoproduzione e l’autoconsumo con l’istituzione di un credito di imposta del 50% per le spese sostenute per l’installazione di impianti di autoproduzione da FER fino a 200KW.
Nel 2020 erano presenti nell’isola 40.343 impianti FER (il 4,3% del totale in Italia) di cui 39.690 impianti fotovoltaici, 594 impianti eolici e 18 di produzione da fonte idrica e 41 da bioenergia. Essi producono oltre 3.700 Mw, il 3,3% del totale nazionale. La produzione di energia elettrica regionale nel 2020 ammonta a 13.145 Gwh: il 74% attraverso centrali termoelettriche o impianti di cogenerazione alimentati a fonti fossili o bioenergie; segue la produzione attraverso impianti eolici (14% della produzione totale), la produzione da impianti fotovoltaici (9%) e infine la produzione da impianti idroelettrici (3%) “Puntare su una sempre maggiore diffusione della produzione di energia da fonti rinnovabili e applicare queste tecnologie al supporto di politiche di sviluppo di comunità urbane sostenibili, utilizzando le superfici esistenti a uso produttivo (capannoni industriali e artigianali) – commentano Luigi Tomasi e Francesco Porcu, rispettivamente presidente e segretario regionale della CNA Sardegna – consentirebbe di tutelare l’ambiente, risparmiare sui costi dell’energia, creare partnership tra i diversi stakeholders del territorio riducendo la dipendenza energetica e riducendo i costi non più sostenibili per imprese e famiglie”.