“In quindici anni, le imprese artigiane di Catania e provincia sono calate di 3.203 unità, passando da 19.645 a 16.442 (-16,3%). Il dato, già grave in sé, è poi da leggere anche considerando il boom dei servizi per il paesaggio (+78,25%) e l’ottimo risultato di quelli per la persona (+17,34%), senza i quali la situazione sarebbe ben peggiore. E anche volendo inserire nella valutazione le finestre di crescita del 2020 e del 2022, per il secondo anno consecutivo (prendendo come termine di paragone il secondo trimestre), il dato delle imprese artigiane registrate nel 2023 e nel 2024 è tornato a scendere“. Lo affermano Floriana Franceschini e Andrea Milazzo, rispettivamente, presidente e segretario di CNA Catania.
“Le attività di servizi per edifici e paesaggio, come il giardinaggio, per semplificare al massimo – aggiungono – registravano 253 imprese nel secondo trimestre del 2009 e sono 451 nel secondo trimestre del 2024, con un incremento di +198 unità, che corrisponde al +78,25%. Le attività di servizi per la persona erano 2.140 e sono 2.511, con un incremento di 371 unità (+17,34%). Ciò che allarma è la moria in segmenti storici per Catania, come quello del legno, ridottosi del 41% (-114 imprese), che ci fa interrogare sulle possibilità di futuro per i falegnami. Esisterà più questo mestiere fra 20 anni?”.
Sull’elaborazione dei dati di Movimprese effettuata dall’Osservatorio Imprese di CNA Catania, in misura meno preoccupante, il medesimo ragionamento si può fare per chi fabbrica prodotti in metallo: erano 959, sono 757, -202 (-21%); per i piccoli trasportatori, che vedevano registrate 1.412 imprese mentre ora sono 984, con una perdita di 428 unità corrispondente al – 30,3%; per gli autoriparatori, erano 1.725, sono 1.524, -201 (-11,65%). Discorso a parte va invece fatto per l’edilizia, storica locomotiva dell’economia siciliana: erano 5.525 imprese registrate nel 2009 e sono oggi 5.017, con una perdita di 508 unità (-9,2%), ma ricresciute negli ultimi 5 anni di 445 unità (circa il 10%), trainate dagli effetti dei bonus fiscali. Finiti i quali, però, è lecito essere preoccupati per il futuro. Merita attenzione anche il dato inerente la produzione alimentare, il cui saldo nel quindicennio è ancora positivo, anche se di pochissimo (+1,9%), ma che dal 2018 è in costante decrescita (-10,5%), a testimonianza anche della perdita del potere d’acquisto da parte delle famiglie catanesi.
“Non si possono affrontare le già pressanti sfide dell’oggi e del domani – osservano Franceschini e Milazzo – con norme antiche e ormai del tutto inadeguate. La speranza è che almeno la Regione Siciliana pensi a misure specifiche per l’artigianato, pressando sul governo centrale, ma soprattutto avvalendosi al meglio dei poteri conferiti dallo Statuto speciale per provare a rinnovare le norme sul vitale comparto e mettendo mano a una riforma organica della legge regionale n. 3/1986, un tempo vanto del nostro mondo, ma oggi quasi del tutto depotenziata”.