CNA parteciperà con una nutrita delegazione alla missione a Teheran in programma dal 28 al 30 novembre prossimi e guidata dal Viceministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda.

L’Iran è la seconda più grande economia della regione MENA (Middle East and North Africa) in termini di PIL (484 miliardi di dollari) dopo l’Arabia Saudita, e di popolazione (78 milioni di persone) dopo l’Egitto. Secondo per risorse di gas naturale al mondo e quarto per petrolio.

E sul fronte delle relazioni commerciali potremmo essere all’alba di una nuova era. Con l’accordo firmato il 14 luglio a Vienna per porre fine alla questione del nucleare e normalizzare le relazioni con il mondo occidentale, l’Iran, dopo anni di isolamento, può tornare a essere uno dei partner più importanti nel Medio Oriente. Secondo stime economiche, i benefici del negoziato sono potenzialmente enormi.

La spinta che nascerà dalla progressiva attenuazione delle sanzioni favorirà lo scambio tra l’Italia e l’Iran, e il recupero di quote di mercato perse a causa delle misure restrittive. C’è quindi grande attesa per il cosiddetto implementation day che potrebbe arrivare alla fine del prossimo mese di gennaio una volta che l’Iran avrà dimostrato di adempiere alle priorità relative al programma nucleare creando così le condizioni affinché l’UE rimuova una serie di misure restrittive e gli Stati Uniti contestualmente sospendano l’applicazione di alcune sanzioni. Inoltre potranno essere scongelati alcuni miliardi di dollari dedicati al finanziamento di infrastrutture e grandi opere.

Le prospettive sono interessanti, si tratta di un’occasione anche per le piccole e medie imprese che già stanno registrando segnali da questo Paese sia per quanto riguarda i beni di consumo che i beni strumentali.

L’Iran con la progressiva revoca delle misure restrittive, si candida ad avere un ruolo centrale nello sviluppo economico dell’Area di riferimento (Medio Oriente e Asia Centrale). L’Italia, dopo la Germania, è il principale fornitore europeo dell’Iran e sarebbe auspicabile recuperare nel breve periodo i valori dell’interscambio commerciale raggiunti nel 2011, ossia 7 miliardi di euro con esportazioni pari a circa 2 miliardi, un ’interscambio che oggi si è ridotto a 1,5 miliardi di euro. 

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