Piano dell’Arenile inadeguato ai tempi in cui viviamo. L’impossibilità di realizzare piscine, campi da gioco, pedane per punti ombra, nuovi servizi igienici, nuove docce, ampliare cucine e altri locali di servizio, un tempo più che congrui, ma oggi nettamente insufficienti, mette il turismo della nostra costa nell’impossibilità di reggere la concorrenza non solo di Paesi esteri, ma anche di molti altri comprensori turistici nazionali. E’ quanto afferma CNA Balneatori in vista dell’approvazione finale del Piano Paesaggistico da parte della Regione Toscana (in programma domani martedì 10 marzo) che contiene anche le linee guida per la definizione degli interventi che possono essere realizzati negli stabilimenti balneari. L’auspicio di CNA Balneatori è quello di un’apertura verso il futuro del Piano (info su www.cna-ms.it e pagina ufficiale Facebook).
“Le prospettive di rilancio del nostro turismo sono ancorate anche alla capacità di leggere con tempismo i mutamenti del mercato. Chi resta indietro arriva ultimo. E noi non possiamo più permetterci ritardi anche viste le ultime preoccupanti performance”.
Solo nel 2014 il turismo apuo-lunigianese, ha registrato un calo del 22,3% sui fatturati e del 8,8% sull’occupazione rispetto all’anno precedente: “In questi ultimi decenni, in generale, e in quest’ultimo in particolare, è profondamente cambiata la concezione della vacanza al mare: dove bastavano, un tempo, sedie a sdraio e ombrelloni, adesso occorrono stabilimenti balneari che siano centri di servizi integrati per il turista, in grado di fornire ogni tipo di supporto, dalla consulenza per gite ed escursioni, all’accesso gratuito a Internet, dalla possibilità di realizzare feste a quella di celebrare matrimoni. Il cliente di oggi si aspetta di trovare sulla spiaggia intrattenimenti organizzati, giochi individuali e collettivi, aperitivi e happy hour, servizi per l’infanzia, accessibilità per i diversamente abili.
Essere in grado di rispondere a queste nuove accresciute esigenze della clientela – analizza CNA Balneatori – è indispensabile anche soltanto per tentare di mantenere quote di mercato, non parliamo poi della possibilità di sviluppo, che richiede altri e maggiori interventi, sia imprenditoriali che pubblici”. Ad appesantire la ripresa ci si sono messi i divieti di balneazione, l’impossibilità di mantenere struttureleggere come gazebi e simili punti ombra per più di 90 giorni, gli infinitilimiti a ogni tipo di attività, una burocrazia che strangola le iniziative imprenditoriali e comprendiamo come un Pit che impedisca la realizzazione di qualsiasi manufatto a meno di 300 metri dalla costa metta in seria crisi tutto il comparto del turismo balneare, e non solo gli stabilimenti, ma anche gli alberghi, i ristoranti e tutte le attività commerciali e di servizi che in larghissima misura dipendono dalla stagione estiva”.
Turismo significa anche lavoro. “E’ a rischio – prosegue CNA Balneatori – anche il livello occupazionale dell’intero comparto, già in sofferenza per la carenza legislativa nazionale, che mette in forse l’esistenza medesima delle aziende balneari attualmente in attività. Il lavoro stagionale, vero e proprio ammortizzatore sociale rivolto specialmente verso le donne e i giovani, potrà subire forti contraccolpi, se non si provvederà in tempi brevi a dare certezza a un settore che, oltre a costituire una cospicua percentuale del totale turistico del nostro Paese, rappresenta – conclude CNA Balneatori – anche un valido e riconosciuto supporto per il turismo enogastronomico, agrituristico e delle città d’arte, che sicuramente non uscirebbero indenni da un calo di presenze sulle nostre coste”.