“CNA condivide le finalità dell’iniziativa legislativa per combattere la contraffazione, un fenomeno in costante crescita, dagli aspetti sempre più complessi. Per dare un’idea delle dimensioni di questo business criminale, le importazioni in Europa di merci contraffate valgono il 5% dell’import totale. E riguardano settori portanti del Made in Italy, a cominciare dall’abbigliamento”. Lo si legge in un comunicato della CNA.
“Tenuto conto dell’ampiezza e della ramificazione del fenomeno – prosegue la nota – appaiono meritevoli ma insufficienti singole azioni, come l’inasprimento delle sanzioni. E’ necessaria una strategia a 360 gradi, che assicuri la certezza delle pene e comprenda dal coordinamento dei controlli, anche a livello internazionale, all’utilizzo di strumenti innovativi che favoriscano la tracciabilità senza appesantire il carico burocratico delle imprese, soprattutto di artigiani e piccole imprese”.
“Di fronte ai componenti della commissione Giustizia della Camera – sottolinea il comunicato – CNA ha segnalato la necessità che il sistema di tracciabilità e di etichettatura tenga conto della dimensione dell’impresa e delle caratteristiche dei prodotti. CNA ritiene, inoltre, che vada migliorata la proposta di istituire un marchio “100 per 100 Made in Italy”: deve tenere conto del bisogno che hanno le imprese di approvvigionarsi di materie prime irreperibili in Italia. Da ultimo – conclude la nota – CNA ha evidenziato l’esigenza di agire in sintonia con l’Unione europea, chiamata a definire un quadro regolatore più stringente in tema di tracciabilità dell’origine dei prodotti, il cosiddetto Made in”.