Il ruolo delle Pmi è fondamentale nei processi di rigenerazione urbana con il loro patrimonio di conoscenza e competenze che può apportare un valore significativo. Spesso hanno una conoscenza approfondita delle comunità locali e del territorio in cui operano, preziosa per identificare le esigenze specifiche delle aree da rigenerare e adattare i progetti di sviluppo urbano alle caratteristiche locali. È quanto hanno sottolineato CNA e Confartigianato nel corso dell’audizione in commissione ambiente del Senato sui disegni di legge per la rigenerazione urbana rilevando che gli strumenti previsti nei vari ddl (Programma nazionale per la rigenerazione urbana, fondo nazionale e cabina di regia nazionale) sembrano per lo più tarati su un profilo circoscritto alla riqualificazione delle città, rivolto principalmente a interventi riferiti nella gran parte alle aree degradate o dismesse. In alcuni casi, il Fondo risulta specificatamente orientato al finanziamento degli interventi carattere di pubblica utilità (secondo quanto previsto dai Piani) e prevalentemente riferiti al patrimonio pubblico. A ciò si aggiungono procedure attuative articolate e una stratificazione di compiti e fasi attuative che rischiano di depotenziare l’efficacia del modello di Governance previsto.
Risulta inoltre carente, sostanzialmente in tutti i ddl (seppure in alcuni di essi si prevedano misure per gli interventi privati), una congrua attenzione agli investimenti privati che pure possono dare un contributo strategico agli obiettivi di riqualificazione urbana.
CNA e Confartigianato hanno evidenziato che, pur non essendo quello della riqualificazione immobiliare l’oggetto specifico dei provvedimenti in discussione, l’Italia dovrà nei prossimi anni accelerare il proprio percorso di ristrutturazione ed efficientamento di un parco immobiliare vetusto, secondo gli obiettivi di decarbonizzazione in arrivo dall’Europa. Non si può dunque ignorare tale aspetto nell’ambito di un intervento organico in materia di riqualificazione urbana, e non si può ulteriormente tardare nell’avvio di un percorso di riordino sia in termini strategici sia degli strumenti di agevolazione, già depotenziati e comunque in graduale scadenza dopo il 2024.
Nondimeno, in tutti i provvedimenti manca qualsiasi riferimento al ruolo strategico delle imprese e delle attività economiche, anche laddove si individuano meccanismi di coinvolgimento, che rimangono sostanzialmente rivolti ai cittadini. Si tratta di un paradosso, sia per il ruolo strategico del sistema imprenditoriale (in particolare quello delle Pmi), nella funzione di manutenzione e messa in sicurezza, sia rispetto alla necessità di valorizzare le attività economiche diffuse nella loro funzione – anche sociale – di riqualificazione di importanti aree del Paese (rivitalizzazione delle città e delle loro periferie, dei borghi storici, delle aree montane, etc.).