Semplificazione, trasparenza, riduzione degli oneri a carico delle imprese, e, soprattutto, facilitazione dell’accesso al mercato per micro, piccole e medie imprese. Sono questi i punti principali del position paper della CNA presentato nei giorni scorsi alla Commissione Lavori Pubblici del Senato: “A questi – sottolinea Guido Pesaro, Responsabile Nazionale di CNA Installazione Impianti – per le imprese impiantistiche va aggiunta la necessità di mantenere inalterato il tetto del 30% al subappalto, calcolato sull’intero importo del contratto”.

Per gli impiantisti della CNA, infatti, il “tagliando” a cui deve essere sottoposto il codice degli Appalti, come da più parti richiesto, non può essere la scappatoia per metterne surrettiziamente in discussione alcuni aspetti cardine e favorire le cosiddette “scatole vuote” penalizzando le imprese dei settori specialistici.

Ed in merito al contenzioso strumentalmente avviato da alcune lobby  che ha portato l’art. 84 del Codice sotto la lente della Corte di Giustizia Europea per non meglio identificate “lesioni” alla libertà di concorrenza, la posizione di CNA Installazione Impianti è chiara: “Se il Governo ha intenzione di ridiscutere con Bruxelles quegli aspetti della legislazione comunitaria che si reputano penalizzanti per le imprese e l’economia del nostro paese – prosegue Pesaro – questa è l’occasione giusta per farlo”.

Nel documento della CNA si pone inoltre come prioritario il problema della qualificazione delle stazioni appaltanti e si sottolinea come il processo di aggregazione della domanda abbia generato la concentrazione dell’offerta, danneggiando le imprese di minori dimensioni, e contraddicendo uno dei principi fondamentali delle Direttive europee.

In tal senso, andranno messe in campo tutte le possibili iniziative atte ad “evitare eccessiva concentrazione del potere d’acquisto e collusioni, nonché preservare trasparenza, concorrenza e possibilità di accesso per le PMI” (considerando 59 Direttiva 2014/24/UE).

Il tema della scarsa suddivisione degli appalti in lotti da parte delle stazioni appaltanti. Viene denunciato dalla Cna così come la possibilità offerta dal Codice alle stazioni appaltanti di motivare la mancata suddivisione in lotti dell’appalto nel bando di gara o nella lettera d’invito, secondo un giudizio eccessivamente discrezionale. In sostanza, si legge nel documento, “il processo di aggregazione della domanda si è tradotto in una concentrazione dell’offerta e non sempre con oggettive evidenze di risparmio pubblico2 e che “Durante questi anni, numerosi affidamenti sono avvenuti attraverso maxi gare con suddivisione in lotti di importo talmente elevato che di fatto le micro e piccole imprese sono state ab origine escluse dal mercato”.

Per la CNA, pertanto, vanno individuate delle soluzioni normative che rendano questa opzione pressoché obbligatoria, eliminando, al contempo, ogni riferimento al lotto funzionale e al lotto prestazionale.

 

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