“Le medicine tradizionali non bastano più” a curare i malanni creditizi delle piccole imprese, sottolinea la Cna. E “solo con lo strumento bancario non sarà possibile farcela”, concorda il viceministro dell’Economia e finanze, Enrico Morando. Diventa necessaria, quindi, “una nuova finanza per le piccole imprese”, come si titolava l’evento organizzato dalla Cna questa mattina nell’auditorium della sede nazionale.

Ad aprire l’iniziativa il delegato credito della Cna, Fabio Petri. Quindi è stata la volta del partner di Kpmg Advisory, Alessandro Carpinella, che ha presentato il rapporto su piccole imprese e credito alla base dell’iniziativa. Sono seguiti i contributi di Fabio Bolognini (coordinatore Workinvoice), Roberto Ippolito (managing partner di RiverRock Italian Hybrid Capital Fund), Daniele Loro (ceo Prestiamoci) e Francesco Simone (direttore generale Artigiancassa). A chiudere l’iniziativa la tavola rotonda con Morando, il direttore generale dell’Associazione bancaria italiana (Abi), Giovanni Sabatini, e il presidente nazionale della Cna, Daniele Vaccarino.

Dopo aver rilevato, appunto, che il credito alle piccole imprese non potrà più essere quasi esclusivamente solo di provenienza bancaria, com’era fino al 2011, Morando ha annunciato che “nel giro di poco tempo, e comunque entro l’estate, il governo presenterà un provvedimento per determinare l’aliquota zero per i rendimenti degli investimenti familiari nel capitale di rischio delle imprese, purché si tratti di investimenti pazienti, vale a dire destinati a rimanere fissi per almeno tre anni”. Il viceministro ha poi rilevato che per rispondere alle esigenze concrete e complesse, come questa del rapporto credito-piccole imprese, “si deve uscire dall’emergenza: se la politica insegue la quotidianità non si può dare orizzonti di medio-lungo periodo. Obbligati a dare risposte immediate per tamponare le urgenze, esiste anche il rischio di contraddirsi a livello legislativo”. Insomma, di togliere con una mano quello che si è dato con l’altra. “In cima alle cose da fare – ha sottolineato il viceministro – c’è la riduzione delle lungaggini della giustizia civile. Dove non servono risorse aggiuntive ma cambiare funzionamento e organizzazione, perché altrimenti non si spiegherebbe come in alcuni tribunali i tempi siano quasi europei e in altri biblici. Comunque, senza le cose che il governo ha fatto – ha concluso Morando – non saprei proprio a che punto saremmo ora”.

Sabatini ha spiegato che la vera sfida della partita del credito si gioca a livello europeo ed è su questo terreno che tutti gli attori, banche, imprese, istituzioni, si devono confrontare. “Quanto alle banche – ha spiegato – la vera sfida è come tornare a poter erogare credito alle piccole imprese che rimangono i principali clienti delle banche commerciali”. Per il dg dell’Abi “le regole europee non sembrano voler distinguere tra grandi, medie e piccole banche così come vogliono adattare lo stesso vestito a imprese di ben differenti dimensioni”. Addirittura si è corso il rischio di avere parametri creditizi ancora più penalizzanti per le piccole imprese. “I nuovi standard contabili costringono a modificare, comunque, il metodo di accantonamento – ha concluso Sabatini  – è una regola che non potremo cambiare e che rende indispensabile una più stretta collaborazione tra banche e imprese”.  

Vaccarino ha offerto la piena disponibilità della Cna a ogni forma di collaborazione utile alle imprese associate. Non è un caso, ha tenuto a precisare, che su un tema così delicato la Cna non abbia scelto la facile strada dell’invettiva “contro il governo, contro le banche” ma quella della riflessione e del confronto, nel solco di una direzione adottata da tempo, verso un nuovo modo di fare rappresentanza. “Con le istituzioni e le banche – ha aggiunto il presidente nazionale della Cna – vogliamo e dobbiamo lavorare assieme. Noi possiamo mettere a disposizione le nostre informazioni sulle piccole imprese, come ci è stato chiesto anche in questa sede, grazie alle banche dati di cui disponiamo come fornitori di servizi agli associati. L’associazione è impegnata massicciamente a trasmettere una cultura d’impresa fondata su trasparenza e legalità ma, una volta superati i problemi di privacy, possiamo mettere a fattor comune le informazioni di cui disponiamo come sistema solo se saranno valorizzate a vantaggio delle nostre imprese”.

“Per ridurre la dipendenza delle piccole imprese dal credito – ha affermato il presidente nazionale della Cna  – bisogna cominciare ad allentare la morsa del fisco, a rispettare e a far rispettare i termini di pagamento, non solo della Pubblica amministrazione ma anche tra imprese, a garantire agli iter processuali della giustizia civile una velocità ben maggiore dell’attuale. Siamo soddisfatti per l’aliquota 0 – ha concluso Vaccarino –  ma vorremmo che valesse per tutti i nuovi apporti di capitale e vorremmo che fosse accompagnata dall’introduzione dell’Iri per ridurre la tassazione sugli utili che rimangono nell’impresa”. In conclusione Vaccarino ha sollecitato una nuova attenzione per i Confidi e la loro valorizzazione nel sistema delle garanzie. 

Tag: