La CNA di Bologna piange la scomparsa di Enzo Bonafè, tra i più famosi artigiani italiani della calzatura e storico associato di CNA. L’azienda Bonafè, che ha sede in via Pollastri a Bologna, è stata fondata nel 1963.
Con l’aiuto iniziale di pochissimi collaboratori e della moglie Guerrina, Enzo Bonafè cercò, in mezzo a mille difficoltà, di fare emergere ostinatamente le sue personali idee legate alla produzione di una calzatura di classe. Nel corso dei decenni, queste linee guida si sono rivelate vincenti, permettendo un ampliamento della capacità produttiva e un consolidamento del suo mercato, fino a raggiungere le vetrine delle più prestigiose boutiques d’Italia, d’Europa e del resto del mondo, dove il Made in Italy è da sempre sinonimo di raffinatezza e qualità.
Bonafè è famoso per avere ‘fatto le scarpe’ a grandi personalità, quali il presidente degli Usa, Ronald Reagan, e della Repubblica Italiana, Carlo Azeglio Ciampi.
In una sua intervista a CNA Bonafè ha affermato: “Se c’è la volontà di fare le cose per bene, il lavoro artigianale, quello vero, paga ancora”. Nel suo caso, il lavoro di mani sapienti che per più di mezzo secolo hanno realizzato scarpe da uomo su misura. Classiche, interamente artigianali ed estremamente personalizzate. “Il segreto – confidava – non è solo nella qualità delle calzature, ma nel servizio offerto. Realizziamo un calco su misura per ogni cliente e, se necessario, siamo noi ad andare da lui, fino in Giappone”.
“Avevo già realizzato delle scarpe per un famosissimo gioielliere di New York – raccontava Bonafè, rompendo il suo professionale riserbo – e fu lui a proporci di realizzare delle scarpe per il presidente Reagan. Ci facemmo inviare una sua scarpa e Reagan ne volle due modelli, uno elegante da indossare con lo smoking e uno per tutti i giorni”. Anche il presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, indossò le calzature Bonafè, così come molti altri uomini della politica e dello spettacolo.
“Oggi come ieri – raccontava Bonafè – il nostro è soprattutto un lavoro manuale, in cui i macchinari si utilizzano pochissimo. Realizziamo circa 30 paia di scarpe al giorno e siamo circa una ventina di persone, compresi i miei due figli e mia moglie, che mi ha seguito fin dall’inizio, quando lavoravo in un piccolissimo garage, girando personalmente a vendere le mie scarpe. Questo resta uno dei lavori più difficili, in cui non bastano le capacità, ma serve una gran volontà”, diceva l’artigiano bolognese. “Noi abbiamo formato tanti giovani, ma come mi diceva sempre il mio maestro: se tu questo lavoro lo fai per 50 anni quando ti alzi hai ancora da imparare”.