A sorpresa è Bolzano la città italiana dalla quale emigrano più giovani verso l’estero, in vetta alla classifica con Imperia con un tasso dello 0,50% contro una media nazionale dello 0,25%. Trento è solo ventesima con lo 0,32%. E’ quanto emerso dal recente sondaggio condotto da YouGov per lo European Council of Foreign Relations. La provincia altoatesina al tempo stesso è quella con il miglior tasso di occupazione, quindi il fenomeno non sembra legato agli aspetti occupazionali.
“Se da una parte – commenta Claudio Corrarati, presidente della CNA-SHV – risulta interessante lo studio che mette Bolzano prima tra le città dalle quali si emigra di più, dall’altra parte deve far riflettere su quali siano le cause. Una riflessione che dobbiamo fare come politica e come rappresentanza”.
“Nei numeri che portano Bolzano ad essere prima in Italia per numero di persone che emigrano – prosegue Corrarati – possono esserci motivi legati ad una chiusura troppo forte della nostra terra e della nostra cultura. I giovani non sono più impauriti dal diverso e dall’apertura a nuove idee e nuovi mondi, ma forse proprio in una terra di forte protezionismo si trovano “stretti” e non in condizione di sviluppare quelle esperienze, quelle attività che, in altre parti d’Italia e d’Europa, possono trovare. Il plurilinguismo, la voglia di contaminazione sono ingredienti per trovare terreno fertile nello sviluppare idee e imprenditoria nuova e innovativa. Non sempre ciò avviene in questa Provincia”.
Secondo il presidente di CNA-SHV “in questo territorio dobbiamo mettere al centro i concetti di apertura, di ricerca e di innovazione in ogni settore economico, sociale, culturale per rimanere attrattivi ed essere terra non solo di primati economici ma anche di eccellenze che crescano e rimangano qui. Abbiamo totale occupazione, ma mancanza di opportunità di crescita personale, verrebbe da pensare analizzando i dati statistici”.
Nelle strategie della Provincia e della città di Bolzano “si mettano al centro- conclude Corrarati – politiche economiche e sociali che non si concentrino solo su infrastrutture e difesa delle identità, ma passino per apertura, coinvolgimento, aggregazione ricerca e innovazione”.