Salgono sul podio europeo le lavoratrici indipendenti italiane. Sono seconde solo alle britanniche, infatti, e si posizionano davanti a quelle di tutti gli altri Paesi “pari taglia” europei: Germania, Francia, Spagna e Polonia. E seconda in Europa l’Italia è anche per incidenza delle lavoratrici indipendenti sul totale dell’occupazione femminile. Nel nostro Paese è pari al 14,6%, dietro la Grecia (21,7%) e davanti a Olanda, Polonia, Repubblica Ceca, Spagna e Belgio. Lo rileva il consueto rapporto annuale su “Le donne che fanno impresa” del Centro studi CNA.
In complesso sono 2,8 milioni le donne cha, a diverso titolo, fanno impresa in Italia. Rappresentano oltre un quarto delle forze imprenditoriali, il 26,6% per la precisione. Di queste 845.895 sono titolari, 624.491 socie, 1.090.693 amministratrici e 238.682 ricoprono altre cariche.
Tra i settori è il commercio a contare la maggiore presenza femminile in valore assoluto (23,7%), seguito da alloggio e ristorazione (10,5%) e attività manifatturiere (10,2%). A livello regionale primeggia la Val d’Aosta (30,2% di donne sul totale della platea imprenditoriale), seguita da Molise, Umbria, Abruzzo e Liguria.
Significativo anche per il 2017 è il contributo delle imprese “in rosa” alla crescita del tessuto imprenditoriale nazionale. A fronte di un lieve calo degli uomini che fanno impresa (-0,1%), il numero di donne è cresciuto dello 0,3%. L’incremento è stato più marcato nel Centro-Sud mentre nelle regioni settentrionali l’andamento è stato leggermente negativo, ma comunque meno consistente del calo registrato dalla componente maschile.
Il settore nel quale più evidente è l’aumento delle donne è quello degli “altri servizi”, che comprende servizi alla persona, servizi sanitari e di assistenza sociale, istruzione. Rimarchevole, però, è anche l’aumento nelle attività professionali, scientifiche e tecniche, servizi caratterizzati da livelli di istruzione e formazione elevati, nei quali pure il tasso di crescita femminile rimane superiore a quello maschile.