“Ridurre dal 65 al 50 per cento il bonus per la riqualificazione energetica degli edifici avrebbe due gravi conseguenze. Vanificare gli sforzi già compiuti nel percorso dell’Italia verso il raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra fissati per il 2020. E infliggere un colpo durissimo alle imprese italiane che, anche negli anni della crisi, hanno investito per migliorare le proprie prestazioni. Con la conseguenza di bruciare oltre 1500 posti di lavoro e ridurre il fatturato complessivo del settore tra i 250 e i 300 milioni di euro. Chiediamo, pertanto, la conferma dell’attuale aliquota del bonus al 65% per serramenti e schermature solari. E’ impensabile, infatti, che vengano penalizzati i componenti che nel decennio di bonus fiscali hanno rappresentato la quota più significativa di apporto al risparmio energetico degli edifici. Le imprese italiane dei serramenti e delle vetrazioni chiedono, anzi, di alzare l’asticella dell’innovazione e della competitività inserendo fra i requisiti chiesti per il bonus al 65 per cento la classe di permeabilità all’aria e l’esecuzione a regola d’arte della posa in opera che rappresenterebbero nuovi e più qualificanti elementi nell’impegno a ridurre le dispersioni energetiche del patrimonio edilizio nazionale”. Lo si legge in un comunicato della CNA condiviso da Anfit, Confartigianato Imprese, EdilegnoArredo, Si-Pvc-Pvc Forum Italia e Unicmi.