“La parità di genere nei luoghi di lavoro va messa al centro dell’agenda di politica e istituzioni di territorio, condividendo un percorso fatto di obiettivi intermedi e risultati misurabili nel breve, medio e lungo periodo”. In occasione dell’8 marzo CNA Veneto Ovest ha scelto di tornare sul tema del difficile rapporto tra donne e affermazione professionale, complicato già prima della pandemia e oggi letteralmente devastato da una crisi pagata a prezzo ancora più alto proprio dalle lavoratrici.
Di fronte a dati allarmanti (in Veneto su 4 lavoratori che hanno perso il lavoro 3 sono donne) e con un gender pay gap (la differenza tra il salario medio percepito rispetto agli uomini) stabilmente intorno al -20%, l’associazione territoriale guarda con favore alla nuova legge nazionale sulla certificazione di parità nell’impresa in vigore dal 2022 (legge n. 162/2021), ma soprattutto all’introduzione a livello regionale della norma per la parità di retribuzione e di opportunità di carriera, appena approvata dal Consiglio regionale.
“L’approvazione unanime da parte del nostro Consiglio è un bellissimo segnale – osserva la presidente di CNA Veneto Ovest, Cinzia Fabris – così come promette bene l’idea di istituire una certificazione per le imprese che si adeguano alle regole per la parità. L’augurio però è che si vada oltre le semplici buone intenzioni, di cui troppo spesso è costellata la ricorrenza dell’8 marzo. Quante volte infatti dietro a positive prese di posizione come queste si sono nascoste mosse solo di facciata da parte di realtà interessate a cambiamenti d’immagine più che di sostanza? La grande sfida quindi sarà far rimbalzare a più voci lo stesso messaggio: la parità, quella vera, è una conquista sociale che fa il bene di tutti”.
“Per riuscirci dovremo unire le forze – aggiunge la presidente territoriale di CNA Impresa Donna, Elisabeth Sarret – e guardare ai cambiamenti che possiamo avviare già oggi nelle nostre realtà lavorative. Le novità normative fissano dei numeri ambiziosi per numero di occupate e imprenditrici o per livello di reddito, numeri che però senza un metodo da applicare giorno dopo giorno di certo difficilmente possono essere raggiunti. E questo metodo richiede un grande lavoro di incoraggiamento, motivazione e coinvolgimento delle donne stesse, che con il nostro aiuto possono davvero diventare artefici del loro riscatto”.
La legge regionale si concentra sul favorire l’accesso alla professione e alle possibilità di carriera, con incarichi adeguati alla preparazione e con una retribuzione in linea a quella degli altri colleghi, compresi bonus, premi, progressioni, e straordinari. La nuova certificazione di parità di genere invece promette sconti sui contributi fino a 50mila euro l’anno alle imprese che combattono le discriminazioni, favorendo una politica di conciliazione tra vita professionale e familiare secondo gli spunti che la ministra per le pari opportunità e la famiglia Elena Bonetti aveva raccolto proprio dall’incontro con CNA a Vicenza nel 2019, visita ricambiata a Roma nei mesi successivi.
“La ministra Bonetti ha dimostrato sensibilità e grande attenzione ai nostri suggerimenti – aggiunge Fabris – per cui possiamo guardare con favore all’impianto proposto dalla normativa anche se serviranno coperture economiche adeguate per vedere risultati. Certo, questa nuova cultura di impresa si costruisce però andando oltre incentivi e parametri. Il riconoscimento della professionalità delle donne non deve arrivare perché conviene, deve arrivare perché è giusto. E noi continueremo con il nostro impegno fino a quel giorno. Per le dipendenti, le imprenditrici e le tante professioniste che hanno il diritto di scegliere la propria strada senza rinunce”.
“Alle donne diciamo quindi: fatevi avanti e venite a fare squadra con noi – conclude Sarret – Solo insieme possiamo dare un senso concreto a proposte che altrimenti restano soltanto di carta. Iniziare qualcosa insieme è la prima e più importante delle rivoluzioni“