Rivedere le regole dell’Albo Imprese Artigiane, per una rappresentazione più aderente a un mercato ancora con un futuro importante, nonostante quello che sembrano indicare le statistiche. È il messaggio che CNA Veneto Ovest intende ribadire con forza, a margine dell’incontro online dell’Osservatorio sull’economia e sul lavoro 2020 promosso dalla Camera di Commercio di Vicenza.
Dai numeri per il mondo artigiano vicentino emerge la conferma di un trend negativo costante dal 2012 a oggi, con una piccola sorpresa: nel primo semestre 2020, in piena emergenza Covid, il calo ha rallentato fino al -0,6% su base annua, contro il -0,8% del 2019. Considerando gli ultimi 10 anni la contrazione dello stock di imprese artigiane è arrivata al -11,7% (contro la media nazionale del -11,1%) e il rapporto tra unità locali artigiane e il totale delle unità locali è sceso dal 29,4% del 2011 al 25,8% del 2020. Ma c’è un ulteriore elemento numerico che cambia radicalmente la lettura complessiva del quadro.
«Per la prima volta la Camera di Commercio – spiega Alessandro Leone, direttore generale CNA Veneto Ovest – su nostra richiesta ha elaborato anche il dato delle cancellazioni dall’Albo per perdita del requisito di impresa artigiana, ed è il 15% sul totale delle cancellazioni. Ciò significa che una parte significativa del decremento numerico degli iscritti all’albo non è legata a cessazioni di attività, ma al contrario a imprese che sono cresciute tanto da uscire dal conteggio dell’Albo stesso. Sono imprese nate artigiane, magari attive da diverse generazioni, e tuttora con vocazione artigiana, ma non più statisticabili anche solo per colpa di un dipendente in più. Se continuassimo a conteggiare tutte queste realtà, sommandole al numero delle nuove attività artigiane, emergerebbe un dato iscritti sostanzialmente costante nell’ultimo decennio, se non con un leggero saldo positivo».
Tantopiù che per queste imprese la perdita del requisito, pur se motivata da circostanze positive, non è proprio una buona notizia.
«Paradossalmente – prosegue Leone – se l’impresa artigiana ha la possibilità di assumere ma supera i risicati limiti che oggi vanno dagli 8 ai 40 dipendenti a seconda del settore, perde automaticamente il requisito di categoria. E la sola conversione di tutti i contratti del personale porta a un sensibile e immediato aumento del costo del lavoro, che si traduce ovviamente in perdita di competitività. Ecco perché a queste regole per molte piccole imprese crescere può rappresentare incredibilmente un problema».
La soluzione? Un “albo allargato” che metta al centro l’artigianalità, non le dimensioni.
«L’unica via – conclude Leone – è la revisione dell’Albo a livello regionale. Portando i limiti per le imprese a 50 dipendenti e valorizzandone l’artigianalità a dispetto delle dimensioni, le incoraggiamo a crescere ancora, favoriamo l’occupazione e manteniamo salvi i livelli di liquidità, il tutto con una soluzione “a costo zero” doppiamente preziosa in un contesto come quello di quest’anno. CNA ha scelto di portare avanti questa battaglia a livello nazionale, e siamo ottimisti perché il ministro dello Sviluppo Economico Stefano Patuanelli per la prima volta durante la nostra ultima assemblea ha manifestato apertura nei confronti di una proposta che ha tra i suoi ideatori proprio CNA Veneto Ovest. Certamente servirà uno sforzo congiunto e trasversale tra noi e le altre associazioni di categoria, che superi logiche di parte per salvaguardare l’interesse del mondo produttivo, ben più importante».
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