Avviato l’iter di approvazione del decreto legge che regolamenta le aperture domenicali delle attività commerciali. Dopo vari mesi di confronto tra i due partiti al governo del Paese per cambiare la liberalizzazione di Monti, limitando le aperture le domeniche e i giorni festivi, si è arrivati dunque ad un’intesa.
Si prevede di concedere 26 aperture domenicali con deroghe per le festività nazionali, 4 su 12 . Saranno le Regioni a fornire indicazioni sulle aperture, di comune accordo con le associazioni di categoria. Prevista anche attenzione particolare nelle zone turistiche con eccezioni nei centri storici.
La Cna ha chiesto ad alcuni associati qual è il loro parere in merito.
“Sono d’accordo con l’idea di tenere chiusi i negozi di domenica – dichiara Francesco Barchiesi titolare del Centro Buffetti di Jesi – perché in questo modo sarà possibile godersi la famiglia”.
Sulla stessa lunghezza d’onda Giovanna Curto della Libreria Iobook di Senigallia: “Sono favorevole alla chiusura in quanto permette anche a noi commercianti di riposarci e quindi di recuperare energie”.
Concorda anche Lorena Possanzini, titolare di Lory Boutique di Falconara: “Abbiamo la possibilità di migliorare la qualità della nostra vita se teniamo chiuso la domenica. Questo vale soprattutto per le attività che, come la mia, sono a conduzione familiare”.
“Siamo convinti che con un’attenta analisi dei problemi e benefici si possa arrivare a trovare la soluzione più equilibrata possibile – sintetizza Giacomo Mugianesi, responsabile Cna Commercio provinciale – dal canto nostro pensiamo che questa soluzione possa essere una boccata di ossigeno per le micro e piccole imprese che hanno dovuto investire per contrastare la concorrenza della grande distribuzione”.
I centri storici sono esenti da questi vincoli e le attività commerciali potranno rimanere aperte tutte le domeniche, eccezione fatta per le festività. Lo stesso vale per i negozi vicini ai centri storici, nei quali è prevista libertà di apertura se l’attività è fino a 150 metri quadri nei comuni fino a 10 mila abitanti, e 250 metri quadri nei comuni con più di 10 mila abitanti.
“Sicuramente – conclude Mugianesi – Cna ritiene opportuno un confronto più ampio possibile anche con i rappresentanti della grande distribuzione per giungere ad una soluzione che non impatti negativamente sull’economia del nostro Paese, visto soprattutto il calo del PIL”.