L’occasione dell’inaugurazione della nuova sede di Cna a Lendinara ha visto presso la biblioteca comunale 4 sindaci (Lendinara, Lusia, Badia Polesine e Villanova del Ghebbo) con il presidente regionale di Cna Alessandro Conte confrontarsi sul tema delle aggregazioni comunali, tema che Cna Rovigo già dallo scorso maggio ha sollevato con una proposta concreta e ricca di dati rilanciata anche nell’area del Medio Polesine.
“Vogliamo dare continuità ad un’iniziativa nata in maggio – ha spiegato il presidente di Cna Rovigo David Gazzieri – ma che va ulteriormente esplorata. Non vogliamo insegnare a nessuno come si governa un territorio ma vogliamo collaborare nell’interesse delle nostre imprese e dei nostri cittadini.”
Le ragioni che riguardano le imprese artigiane sono spiegate dal presidente regionale di Cna: “Ci vuole omogeneità dei servizi da un comune all’altro e questo serve a migliorare la qualità dei servizi per le nostre aziende.”
Il dibattito, moderato dalla giornalista economica Eleonora Vallin che ha ricordato come in altre aree anche del Veneto si sia pensato ad aggregazioni anche in chiave di marketing territoriale, ha dato il via ad un percorso in cui non sono mancati spunti e riflessioni.
“La frammentazione può essere una debolezza – ha detto Gilberto Desiati sindaco di Villanova del Ghebbo -. Il 70% degli investimenti in innovazione è fatto nelle città grandi. La dimensione è importante per dare valore al territorio. I paesi in questo contesto rischiano di restare ai margini soprattutto in un comune come Villanova del Ghebbo che vive anche di un artigianato storicamente insediato. Parlando di fusioni bisogna massimizzare gli incentivi e minimizzano gli sforzi per creare la fusione.”
“Ho sostenuto le tesi dello stare insieme da tanto tempo – riflette Gastone Fantato sindaco di Badia Polesine -. Ci sono aspetti culturali da analizzare ma ci sono forti resistenze perché si ridurrebbero gli apparati politici territoriali e anche l’organizzazione interna subirebbe una modifica decisiva, alle volte nell’ordine del 15/20%. Ci vuole una visione moderna della gestione pubblica perché i comuni sono una strumento al servizio dei cittadini.”
“Noi a Lusia – analizza Luca Prando – abbiamo già un sondaggio in mano di 1500 schede raccolte dai cittadini che per il 90% ci vede insieme al comune di Lendinara. L’idea è ottima e va tarata su una dimensione ideale dei comuni per avere il massimo risparmio.
Chi ci ha penalizzato davvero è il patto di stabilità che dal 2013 ci immobilizza. Ci vogliono delle modifiche nell’ordinamento nazionale per restituire i servizi ai nostri cittadini.”
Deciso l’intervento del sindaco di Lendinara Luigi Viaro. “Se il tema ci interessa davvero qui è tutto da rifare. Siamo penalizzati da una politica “lenta” in materia. Spesso si dice necessità virtù che vuol dire non mirare solo alla parte economica ma anche culturale e organizzativa. Il cittadino va messo al primo posto lasciando da parte gli interessi personali. Bisogna informare, formare e sensibilizzare la cittadinanza. Prendiamo coscienza – continua Viaro – che non si guarda più indietro. Dobbiamo delimitare un nuovo campo da gioco e iniziare un percorso deciso con i cittadini. Facciamo da subito un comitato per le aggregazioni per accelerare il processo di condivisione con la cittadinanza.”
I dati tecnici dello studio sono stati presentati da Alberto Cestari del Centro Studi Sintesi.
In provincia di Rovigo 4 comuni su 5 hanno meno di 5000 abitanti e rispetto a Ferrara esiste un rapporto spropositato per il numero dei comuni con un’eccessiva frammentazione.
La spesa corrente pro capite da parte dei nostri comuni è quasi di 150 euro in più rispetto alla media regionale. Una condizione che può essere migliorata con il processo delle aggregazioni. Entro la fine del 2016 ben 40 comuni della provincia di Rovigo saranno obbligati a completare la gestione associata. Un dato che riguarda ben 11 funzioni amministrative. Dal 2012 al 2015 ben 52 sono state le fusioni con trasferimenti circa 30 milioni di euro di incentivi nel 2016. Un dato destinato ad aumentare in modo considerevole. Otto i possibili vantaggi : contributo straordinario da parte dello Stato pari al 40% dei trasferimenti erariali del 2010 per un periodo di 10 anni; contributo triennale da parte della Regione a sostegno dei costi di riorganizzazione delle strutture comunali a seguito della fusione; contributo regionale per gli studi di fattibilità sulle fusioni; minori vincoli per l’assunzione di personale a tempo indeterminato; esclusione per tre anni dall’applicazione delle regole in materia di acquisizione lavori, beni e servizi; risparmio sulle spese per gli organi politici; opportunità di specializzare e qualificare ulteriormente il personale; possibilità di mantenere i servizi ai cittadini presso i municipi decentrati.
L’area di fusione individuata dalla Cna Rovigo con Lendinara, Badia Polesine, Lusia e Villanova del Ghebbo porterebbe a 2 milioni di euro di incentivi per 10 anni che farebbe recuperare quasi il 70% dei tagli operati dallo Stato. Nell’intera provincia si stima un ritorno di oltre 15 milioni di euro.
“In sintesi – ha concluso Alberto Cestari – ci sono diversi cose da considerare tra cui che in Polesine i Comuni con meno di 5.000 abitanti sono 40 (80%) e valgono il 38% della popolazione e il 49% della superficie territoriale; il Polesine ha il doppio dei Comuni della provincia di Ferrara pur avendo una dimensione demografica minore; la legge nazionale prevede un importante incentivo finanziario a favore delle fusioni tra Comuni (40% dei trasferimenti statali 2010 per 10 anni); le aggregazioni comunali, e in prospettiva le fusioni, possono rappresentare una soluzione per fronteggiare la riduzione di risorse dei Comuni e incentivare lo sviluppo economico locale; con la fusione ci sono risorse che consentirebbero di abbattere del 14% la pressione fiscale locale o incrementare del 75% gli investimenti comunali.”