Le imprese artigiane possono vantare una serie di primati: attori della green economy; laboratori dell’innovazione green; infrastruttura turistica del bel Paese; custodi del patrimonio gastronomico; motore della cultura e della creatività; presidio economico dei piccoli comuni; hub del lavoro giovanile; modello per la parità di genere. E’ la fotografia scattata dal rapporto realizzato da Symbola insieme alla CNA e sulla quale il Presidente Nazionale, Dario Costantini, è stato intervistato dal giornalista Luca Ancetti sul palco del Teatro Olimpico di Vicenza nell’ambito dell’iniziativa “Artigeniali” promossa da CNA Veneto Ovest.
E l’anello tra il presente e le sfide future è Geppetto. “Ci voleva questo rapporto per mandare in pensione il protagonista della favola di Collodi?” la domanda iniziale alla quale Costantini risponde con ironica serietà. “Guai a lei se mi tocca Geppetto! Un artigiano che doveva costruire un semplice balocco al quale ha dato un’anima. Geppetto è un generoso, come i nostri artigiani. Geppetto è anche un po’ ingenuo, come a volte siamo noi quando crediamo alla politica che, con la cantilena del siete la spina dorsale del paese, promette di metterci al centro dell’agenda, ma poi ci obbliga ogni giorno a lottare”.
Lo spirito di Geppetto rimane l’essenza del Made in Italy, l’artigianato alimenta la grande voglia di Italia che c’è nel mondo ma “dobbiamo affrontare enormi sfide”. “Abbiamo tanti ostacoli davanti – ha osservato Costantini davanti agli imprenditori veneti che hanno riempito la cavea del Teatro- siamo un Paese in crisi dal 2008, una crisi divenuta oggi energetica e inflazionistica, a causa della guerra in atto ma non solo. E questo si sta ripercuotendo in modo sempre più grave sul tema dei temi, quello del lavoro. Con prospettive di cui tutti ci dobbiamo sentire responsabili”. Da un lato c’è l’Italia che fa i conti con i picchi negativi del proprio endemico calo demografico. Dall’altro ci sono i giovani che non sanno o non riescono a emergere, o quelli peggio ancora “disinnamorati” di un artigianato in cui non si riconoscono. Perché non lo conoscono. “Una volta – prosegue Costantini – ci venivano a suonare il campanello per lavorare nelle nostre aziende. Oggi non è più così, e non solo perché si fanno meno figli, ma soprattutto perché quelli che ci sono non vogliono fare il nostro mestiere, forse perché attratti dalla narrativa dei social che propongono modelli di vita ben lontani dalla fabbrica o dal laboratorio. E questo è un problema che non si risolve semplicemente con la cancellazione del reddito di cittadinanza”.
Da dove cominciare per invertire la rotta? “Noi imprenditori dobbiamo prima di tutto prendere atto che c’è questa refrattarietà nei nostri confronti, cominciando a lavorare per essere più attrattivi e dando alle nuove leve il tempo per farsi le ossa. Allo stesso tempo abbiamo l’onere di istruire la politica sul fatto che senza le nostre imprese ci perdono tutti, perché non c’è intelligenza artificiale o robot che possa sostituire le nostre professionalità, che non s’imparano in un paio di settimane”. Legata a doppio filo è la questione dell’immigrazione, che alle giuste condizioni potrebbe offrire un bacino di professionalità oggi mancanti. “Un artigiano che chiude – ha proseguito Costantini – è un patrimonio perso per sempre, con tanti ragazzi che magari intanto sono costretti a consegnare pizze in bicicletta. Io mi sono dato un obiettivo entro il mio mandato: lasciare a CNA un progetto serio per il ricambio generazionale delle imprese, verso il migliore incontro tra domanda e offerta di lavoro a livello europeo. Un buon primo passo l’abbiamo fatto siglando lo scorso anno il Patto di Taormina con i delegati dello SmeUnited, ossia l’organo che mette insieme le 61 associazioni dell’artigianato dell’area euro-mediterranea. Con loro abbiamo affrontato diversi temi con una visione globale, tra cui quello dei “corridoi professionali”, da promuovere e gestire in ottica di cooperazione. Sono queste le soluzioni nuove indispensabili per affrontare problemi giganteschi”.