I numeri ci dicono che il 60,3% delle PMI ha raggiunto almeno un livello base di intensità digitale mentre la media europea è al 56%. Al contrario per la digitalizzazione della PA l’Italia si colloca al 19mo posto nell’UE con un punteggio di 58,5 rispetto al 67,3 della media. Nella vita quotidiana di chi fa impresa la situazione è ancora più deficitaria a causa della complessità e ridondanza delle procedure amministrative. È quanto ha sottolineato il Presidente Nazionale di CNA, Dario Costantini, intervenendo alla tavola rotonda nell’ambito della conferenza nazionale delle camere di commercio promossa da Unioncamere a Firenze alla presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Costantini ha esordito rivolgendo un saluto al presidente di Unioncamere e ha espresso un sentito apprezzamento per le parole del Presidente della Repubblica.
Costantini ha quindi sottolineato che per dare una dimensione al peso della burocrazia, CNA ha messo in piedi l’Osservatorio Burocrazia per misurare l’incidenza della burocrazia sul fare impresa.
Alcuni esempi concreti aiutano a comprendere il fenomeno. Se parliamo di avviare un’impresa abbiamo verificato ad esempio che per l’attività di autoriparatore occorrono oltre 18mila euro, che si traducono in circa 86 adempimenti, che coinvolgono 30 enti diversi, da contattare fino a 48 volte. E stiamo parlando di un settore relativamente semplice. Non è una centrale nucleare.
Il livello di digitalizzazione però non ci racconta tutta la storia. Se le banche dati pubbliche non dialogano tra loro non semplifichiamo. I SUAP (Sportello Unico per l’Attività Produttive) sono una rivoluzione mancata. Dovevano essere lo sportello unico con la PA ma le imprese sono obbligate ancora a rivolgersi a più enti per la stessa pratica.
Non si può continuare a parlare di digitalizzazione della Pubblica Amministrazione senza superare una volta per tutte la frammentazione delle piattaforme digitali degli enti comunali non in grado di dialogare tra loro.
Inoltre, è cruciale la standardizzazione dei procedimenti e della modulistica, altrimenti la digitalizzazione è monca, è solo una inutile informatizzazione di documenti.
Con riferimento alla digitalizzazione della P.A. e al tema della sostenibilità vorrei soffermarmi su un esempio che è stato oggetto di approfondimento nel III Rapporto CNA sulla Burocrazia e, a nostro avviso, aiuta bene a comprendere la stretta relazione tra digitale e sostenibilità. Si tratta del catasto degli impianti termici, vale a dire una banca dati nata per raccogliere e gestire i dati relativi agli impianti termici nel nostro Paese ai fini dell’efficienza energetica e della regolarità delle operazioni di manutenzione degli impianti. Ebbene, ogni Regione ha sviluppato una propria piattaforma autonoma e non tutte le regioni hanno istituito il catasto in forma digitale.
Un ulteriore aspetto su cui vale pena soffermarsi riguarda gli appalti pubblici sul quale abbiamo realizzato l’ultimo Osservatorio sulla Burocrazia “Appalti pubblici: l’Everest delle piccole imprese”. La digitalizzazione delle procedure di gara era uno dei principali obiettivi della riforma del 2016, ma è stata realizzata soltanto in parte.
Il nostro Osservatorio dimostra che il 30% delle procedure di gara si svolge ancora in modalità cartacea. Addirittura 4 stazioni appaltanti su 10 non pubblicano nessun dato relativo alle informazioni pre e post gara.
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