Sono 7.199 le imprese individuali costituite da cittadini provenienti da Paesi extracomunitari e operanti in Sardegna al 31 Dicembre 2015. la quota di imprese individuali extra UE si è assestata al 7,1% delle imprese individuali totali: un dato nettamente inferiore a regioni come la Toscana, la Liguria, la Lombardia e il Lazio dove la percentuale di imprese gestite da cittadini extracomunitari arriva addirittura al 15/16%.
Lo rileva la Cna Sardegna che ha analizzato una ricerca pubblicata da Unioncamere-InfoCamere sulla base dei dati del Registro delle imprese delle Camere di commercio italiane dai quali risulta che la maggior parte dei piccoli imprenditori extracomunitari che tentano l’intrapresa in Sardegna proviene dal Senegal. La percentuale di aziende gestite da cittadini extracomunitari arriva all’8% nelle province di Cagliari e Sassari, mentre si dimezza a Nuoro e Oristano.
La ricerca nazionale evidenzia come, nonostante nel 2015 il saldo complessivo delle imprese individuali sia stato pari a -0,1%, le imprese individuali aperte da cittadini nati fuori dell’Unione Europea siano aumentate di quasi 23mila unità, portando complessivamente il totale di queste realtà a superare quota 350mila (nel 2010 erano 100mila in meno).
Questo dato dimostra che nel 2015 sono cresciute soltanto le piccole imprese straniere e soprattutto che gli immigrati extracomunitari stanno dimostrando una capacità di fronteggiare la crisi e le difficoltà estremamente maggiore rispetto agli imprenditori italiani.
La presenza di piccoli imprenditori extra-UE è d’altronde particolarmente significativa nel settore artigiano. In Italia oggi le piccole aziende artigiane sono oltre 120mila, un terzo di tutte le micro-aziende di immigrati, con forti specializzazioni in settori economici quali i servizi alle imprese (dove il 23% è extra-UE), il commercio (16,4%) e le costruzioni (15,2%). Come detto le regioni ai primi posti sono Toscana, Lombardia, Liguria e Lazio (tutte con una rappresentanza di micro-imprese di immigrati superiore al 15% del totale delle imprese individuali regionali). Prato, con 40,9% di imprese individuali con passaporto extra-UE, si conferma la capitale virtuale dell’imprenditoria immigrata in Italia.
Se Marocco e Cina sono i paesi stranieri più rappresentati nella nuova imprenditorialità in Italia (le imprese aperte da cittadini provenienti dal Marocco rappresentano il 19,4% del totale delle ditte individuali guidate da extracomunitari, quelle aperte da cittadini provenienti dalla Cina sono quasi il 14%), in Sardegna la maggior parte delle imprese individuali straniere continua invece ad essere appannaggio dei cittadini del Senegal.
Come detto nella nostra regione al 31 dicembre 2015 operano 7.199 imprese individuali costituite da cittadini extra Ue, pari al 7,1% delle 100.894 imprese individuali complessive registrate nell’isola.
Quanto alla graduatoria provinciale, nella provincia di Cagliari le imprese aperte da cittadini extra UE sono 3.352 su 39.586 e rappresentano l’8,5% del totale. Seguono Sassari con 2.692 su 31.868 imprese individuali (8,4%), Nuoro con 856 su 19.556 (4,4%) e Oristano con 299 imprese gestite da cittadini extra UE su 9.884 imprese individuali (3,0%).
Numeri irrisori rispetto alla provincia di Prato che guida la classifica delle province italiane con il 40,9% di imprese individuali gestite da cittadini extra UE, ma comunque importanti rispetto ad Enna, fanalino di coda con l’1,7%.
«Il fatto che anche in Sardegna i cittadini extracomunitari riescano ad integrarsi nel nostro sistema economico e sociale aprendo un’impresa è sicuramente un segnale positivo», evidenziano Pierpaolo Piras e Francesco Porcu, rispettivamente presidente e segretario regionale della Cna Sardegna. «I dati provenienti dall’Unioncamere ci indicano che l’integrazione e la coesione sociale avvengono anche favorendo queste iniziative imprenditoriali. Ma perché l’integrazione sia effettiva sono necessarie
politiche di accoglienza mirate. Il nostro tessuto imprenditoriale è sempre più sollecitato dall’arrivo di persone provenienti da paesi stranieri che hanno voglia di integrarsi e di contribuire allo sviluppo della nostra regione e a volte hanno una maggiore reattività alla crisi e alle difficoltà.
Occorre investire in politiche dell’immigrazione che incentivino l’arrivo di persone preparate, ne valorizzino le capacità e le integrino nel tessuto sociale. Le istituzioni sarde sono chiamate ad una sfida epocale studiando strumenti e politiche di integrazione a basso costo quali quelle di supporto all’avvio dell’attività imprenditoriale. In questa sfida il settore artigiano giocherà sicuramente un ruolo importantissimo».