Marche, i reati non aumentano ma sono sempre di più le famiglie che si sentono meno sicure e che denunciano il rischio di criminalità nella zona in cui vivono. Tra il 2010 e il 2013 è quasi raddoppiata la percentuale delle famiglie che dichiarano di vivere in una zona a rischio criminalità: si è passati dal 15,5 al 27,5 per cento. Una percentuale che alla fine del 2014 è ulteriormente salita al 28,6 per cento. Insomma, se cinque anni fa le famiglie insicure ed a disagio per vivere in una zona a rischio criminalità erano 97 mila, oggi sono 180.400, quasi un terzo dei 631 mila nuclei familiari marchigiani. A fornire i numeri sui reati e sul rischio criminalità nelle Marche, è il Centro Studi Sistema della Cna, che ha elaborato i dati Istat.
“Anche se in crescita” commentano il presidente Cna Marche Gino Sabatini e il segretario Otello Gregorini “le famiglie marchigiane si sentono più sicure rispetto alla media nazionale che registra un 30 per cento di disagio per la criminalità e molto lontane da Lombardia (37,2) e Lazio (36,2) che sono considerate dai residenti le regioni dove è più presente il rischio di incappare in un fatto criminoso. Al terzo posto si piazza l’Umbria con il 34,3 per cento di famiglie insicure, seguita da Veneto, Campania, Piemonte, Puglia ed Emilia Romagna, tutte con percentuali di famiglie che considerano la zona in cui vivono a rischio criminalità, superiori al 30 per cento.”
Analizzando i dati Istat elaborati dal Centro Studi Cna Marche emerge come le famiglie si sentano più sicure non solo in Trentino, Basilicata, Molise, Valle D’Aosta e Sardegna, dove l’allarme sicurezza riguarda meno del 20 per cento delle famiglie, ma anche la Calabria (19,8) e la Sicilia (22,0) sono considerate con un rischio criminalità inferiore a quello delle Marche. In questi casi il timore è che l’”ordine” sia quello garantito dalle mafie che scoraggiano i fenomeni di microcriminalità, che sono proprio quelli che danno al cittadino la maggior percezione di insicurezza.
In realtà, l’impennata delle famiglie marchigiane che non si sentono più sicure nel quartiere in cui vivono, non è giustificata da una analoga crescita dei reati commessi nella nostra regione.
Infatti l’indice di microcriminalità nelle città marchigiane è passato dall’11,3 per cento sul totale dei reati del 2010 all’11,7 degli ultimi tre anni mentre a livello nazionale siamo arrivati al 21,9 per cento. Addirittura i furti denunciati dai marchigiani nel 2013 sono diminuiti rispetto all’anno precedente,passando da 29.231 a 28.515 mentre rispetto al 2010 sono stati 3.512 in più, non tali da giustificare il raddoppio delle famiglie che si considerano a rischio criminalità. Anche il confronto con l’Italia premia le Marche: nella nostra regione ogni mille abitanti ci sono stati 18,4 furti mentre in Italia sono stati 25,8.
Le rapine sono passate da 323 nel 2010 a 411 nel 2013 mentre gli omicidi volontari sono scesi da 9 a 7. Preoccupante, anche se limitato, il dato dei reati associativi, ossia quelli perpetrati dalla criminalità organizzata, che sono raddoppiati (da 17 a 36), con un indice di 2,3 ogni centomila abitanti, superiore a quello nazionale (1,7) ed inferiore solo a quelli di Sicilia (2,9), Campania (2,8) e Molise (2,5). Una conferma, questa delle infiltrazioni mafiose che anche la Cna Marche ha più volte denunciato in questi ultimi anni e che hanno portato anche all’arresto di esponenti dei Casalesi e di altri affiliati della criminalità organizzata.
Gli episodi di criminalità minorile nel 2013 sono stati 699, con un tasso di delinquenza tra i 14 ed i 17 anni dell’1,3 per cento, in linea con la media nazionale. I minorenni denunciati sono aumentati rispetto al 2010, quando erano 562 ma sono in costante calo dal 2011 quando hanno raggiunto la cifra record di 804.
“La percezione che le famiglie hanno del rischio criminalità nella zona in cui abitano” precisano Sabatini e Gregorini “condiziona la loro qualità della vita e costituisce, insieme ad altri aspetti, un importante segnale di degrado. Generalmente degrado urbano, carenza di servizi e timore dei residenti di incappare in episodi di criminalità, camminano di pari passo. Per questo è importante che le nostre città siano presidiate non solo dalle forze dell’ordine ma anche dai servizi, dai trasporti pubblici, da una capillare presenza di attività artigianali e commerciali, da una forte rete di coesione e solidarietà sociale tra i cittadini Con la crisi molte piccole imprese hanno cessato di esistere, abbandonando i centri storici e le periferie delle città marchigiane. Contemporaneamente è cresciuta l’insicurezza delle famiglie. Occorrono interventi per rivitalizzare i nostri centri storici e recuperare le aree artigianali e industriali delle periferie”.