“È una crisi a tenaglia. Registriamo ritardi di due settimane sulle consegne, destinati ad aumentare. I piccoli, senza linee proprie di fornitura, sono i più esposti”, commenta così il segretario generale della CNA, Otello Gregorini, dalle colonne del “Corriere della Sera” di oggi, parlando al vicedirettore Federico Fubini della crisi del Mar Rosso, che sta creando disagi soprattutto agli “esportatori del Made in Italy, toccati dalle tensioni del Medio Oriente.”
Scontri e tensioni belliche che prendono di mira le navi commerciali nel Canale di Suez, un punto in cui, secondo una analisi del dicembre 2023 del centro di ricerche di Intesa San Paolo, passa circa il 40% dell’import/export marittimo italiano. Una quota crescente giacché, da quando il Canale è stato ampliato, l’Italia ha accentuato la sua dipendenza da questo itinerario, ma che l’attuale contesto di ostilità rischia di mutare sensibilmente, mettendo a repentaglio soprattutto le piccole imprese italiane.
Una crisi che sta portando a ritardi medi di due settimane nella consegna delle merci e che tocca anche i costi. La sicurezza impone forti incrementi di spesa, assicurativi e di trasporto, ma anche ridisegnare le rotte fa aumentare i costi. Uno scotto che i nostri trasportatori stanno già patendo.
Le piccole imprese non hanno proprie linee di fornitura e quindi, da ultimo elemento della catena, rischiano di pagare più di tutti gli aumenti che si verificano, soffrendo la speculazione che di norma si mette in azione nei casi di tensione sui prezzi per un qualsiasi motivo.