CNA Costruzioni

La Sardegna è una delle regioni italiane in cui le imprese edili hanno registrato la riduzione più importante dei finanziamenti. Se nel 2000, sebbene per cause straordinarie, una impresa di costruzioni sarda ha beneficiato in media di nuovi finanziamenti pari a 175mila euro (un valore pari a tre volta la media nazionale) nel corso degli anni questi contributi, essenziali per la far fronte alle spese di gestione delle aziende, si sono ridotte drasticamente. Nel 2014 la quota media dei finanziamenti è scesa a 13 mila euro e nel primo trimestre 2015 ad appena 3 mila euro (una quota superiore solo alla Basilicata e alla Calabria).  I dati sono resi noti dal Centro studi dalla CNA Sardegna che ricollega questa drastica diminuzione del credito alla situazione ancora assai critica del settore delle costruzioni che, in Sardegna, continua a vivere un momento difficilissimo. «La difficoltà di accesso al credito, insieme e oltre alla crisi, gioca un ruolo fortissimo nel perdurare di questa situazione di estrema difficoltà per l’edilizia sarda», spiegano Francesco Porcu e Mauro Zanda, rispettivamente segretario regionale e presidente della CNA Costruzioni

 

Il settore edile in Sardegna

Secondo gli archivi delle Camere di Commercio, al secondo trimestre 2015 le imprese attive in Regione sono poco meno di 143mila. Si tratta di un numero in modesto aumento rispetto al primo trimestre dell’anno (+0,2%) ma la dinamica tendenziale, ovvero la variazione rispetto al secondo trimestre 2014 è negativa (-0,3%) e soprattutto rappresenta l’ottavo calo consecutivo dal 2009. Che il settore delle costruzioni sia stato, e sia ancora, particolarmente colpito dalla crisi è dimostrato da un tasso di riduzione delle imprese attive assai più importante: – 1,5% nel primo trimestre 2015, un tasso negativo che accelera persino nel dato più recente, segnando un – 2,3% rispetto al secondo trimestre 2014.

Dal 2009 la riduzione dell’offerta regionale nel settore delle costruzioni è stata dell’10,8%, contro il -4,4% del totale imprese: ovvero delle 6.600 imprese fuoriuscite dal mercato, quasi 2.500 provengono dal settore delle costruzioni (il 37% del totale). «L’indice di vivacità delle imprese in Regione – spiegano Porcu e Zanda –  cioè il peso del saldo tra nuove iscrizioni e cessazioni sullo stock di imprese attive, mentre torna in una fase positiva o quantomeno stagnante per il totale delle imprese, per quelle di costruzione rimane negativo anche nella prima metà dell’anno».

 

L’accesso al credito

Analizzando i flussi di finanziamenti erogati alle imprese oltre i dodici mesi la CNA delinea un quadro assai chiaro. Considerando l’insieme dei finanziamenti complessivi erogati dagli istituti di credito alle imprese sarde per l’acquisto di fabbricati non residenziali (prevalentemente riferiti a fabbricati esistenti) e quelli finalizzati all’investimento (ovvero alla nuova costruzione di abitazioni, fabbricati non residenziali e opere del genio civile) e rapportando questo valore al numero di imprese attive in Sardegna nel settore edile, la progressione discendente è impressionante.

Nel 2000 ogni impresa beneficiava in media di nuovi finanziamenti pari a 176mila euro, nel 2007 tale valore scende a 70mila, ma soprattutto dal 2013 si attesta intorno ai 10 mila euro, per raggiungere nel primo trimestre 2015 il livello minimo di 3mila euro per impresa nel settore.

Non si tratta di un fenomeno solo regionale, ma che colloca la Sardegna tra le regioni ad aver registrato la riduzione più importante dei finanziamenti in rapporto alle imprese di costruzioni.

Nel 2000, grazie ad un valore delle erogazioni sicuramente eccezionale, da ricondurre ad un finanziamento record delle opere infrastrutturali (più di due miliardi complessivi, ovvero quasi la metà dei 5 miliardi complessivi erogati in tutta Italia al settore delle opere del genio civile), la Sardegna era in testa alla classifica regionale con 175 mila euro, un valore pari a tre volta la media nazionale. Nel 2007, prima dell’avvio della crisi, il Lazio guidava la classifica con 171 mila euro, e la Sardegna si collocava in decima posizione, prima regione del sud, dopo l’Abruzzo, e prima del Piemonte. Nel 2014 è scesa a 13 mila euro, prima solo di Molise, Sicilia, Campania, Basilicata e Calabria, e nel primo  trimestre 2015, con appena 3 mila euro, ha superato solo la Basilicata e la Calabria. 

«Il nodo del credito resta dunque cruciale – concludono Porcu e Zanda – soprattutto in questa fase in cui si attendono cenni di ripresa per il settore, e che stentano ad arrivare soprattutto in Sardegna».