La legge di Bilancio evita l’aumento dell’Iva ma rende urgente un confronto per definire un quadro fiscale non distorsivo nei confronti di artigiani e piccole imprese. E’ quanto hanno rilevato CNA e le altre organizzazioni aderenti a Rete Imprese Italia nel corso dell’audizione in Senato sulla prossima legge di Bilancio.
Sulla scorta del riconoscimento del fatto che l’incremento delle aliquote IVA avrebbe comportato, anche per il 2020, il blocco dell’Italia sul crinale stagnazione-recessione, il disegno di legge di bilancio per il 2020 ne dispone il disinnesco completo per il prossimo anno e, al contempo, ne depotenzia la portata per il 2021 al di sotto dei 19 miliardi di euro. Ma il range previsto per la variazione del PIL 2020 si colloca nell’insoddisfacente canale 0,2-0,7 per cento a ridosso, ancora una volta, della condizione di stallo. Le preoccupazioni per la mancata crescita e l’urgenza di un rilancio degli investimenti produttivi sono dunque ampiamente giustificate.
La manovra di bilancio – prosegue Rete Imprese Italia – delinea un incremento programmatico del tasso di crescita del prodotto di 0,2 punti percentuali rispetto al dato dello 0,4 per cento risultante dalla revisione al ribasso dello scenario tendenziale. Essa però risulta negativamente contraddistinta, tra l’altro e in particolare, dalla sottrazione, per effetto degli interventi in materia di mini flat tax, di importanti risorse destinate alla riduzione della pressione fiscale per le piccole imprese. Si rilancia così l’esigenza di interventi compensativi volti alla costruzione di una fiscalità non distorsiva nei confronti delle MPMI. L’incrocio programmatico tra Impresa 4.0 e Green New Deal – osserva ancora Rete Imprese Italia – rafforza poi l’urgenza di un sistema di interventi settorialmente più inclusivo e più accessibile da parte delle imprese di minori dimensioni. In particolare, per la costruzione di un corretto patto verde, vanno tenute in debito conto l’importanza di un omogeneo quadro regolatorio europeo in materia e l’esigenza metodologica tanto di un confronto costante e strutturato con le imprese, quanto di una compiuta valutazione preliminare d’impatto delle diverse misure. La stretta fiscale sulle auto aziendali, plastic tax e sugar tax sono purtroppo la negativa conferma di un mancato confronto e di una mancata valutazione d’impatto. Sono dunque scelte che vanno riconsiderate. Va valutato inoltre l’impatto della local tax, non solo come strumento di semplificazione, ma anche in relazione ai suoi effetti in termini di possibili inasprimenti dei tributi locali anche in ragione della discrezionalità applicativa riconosciuta ai comuni. Nelle more di un’approfondita valutazione d’impatto, se ne richiede dunque l’abrogazione.
In particolare, Rete Imprese Italia ritiene errate – conclude il documento – le programmate restrizioni in materia di rimborso delle accise sul gasolio consumato dall’autotrasporto merci , perché adottate in assenza di una strategia di coinvolgimento dei diversi settori economici in maniera proporzionale alle rispettive responsabilità emissive, intervenendo così su un settore responsabile di meno del 5 per cento delle emissioni climalteranti totali del paese (valore in corso di riduzione nel tempo) e senza che le risorse risparmiate vengano destinate a politiche attive per la riconversione ambientale del settore medesimo: settore le cui più rappresentative Organizzazioni hanno proclamato lo stato di agitazione.