La Strategia Energetica Nazionale 2017 ha il potenziale per migliorare la performance energetica del Paese, per ridurre il livello di emissioni climalteranti in atmosfera e contenere il rischio climatico, ma gli indicatori su cui si è basata l’analisi per definire gli scenari sono oggi peggiorati ed è quindi necessario aggiustare il tiro verso obiettivi più calibrati e sfidanti.
Il livello di emissioni di CO2 non è calato, né a livello globale né a livello nazionale, nonostante gli Accordi di Parigi (lo confermano oggi i dati della World Meteorological Organization delle Nazioni Unite), segnando una battuta d’arresto al processo di decarbonizzazione. Pertanto, sia la SEN 2017 che il Piano Nazionale Integrato per l’Energia ed il Clima al 2030, emanato dal Governo nel corso del 2019 traducendo di fatto il contenuto della Strategia Energetica Nazionale, vanno rivisti secondo un orizzonte più impegnativo che guardi già al 2050 ed alla necessità di contenimento dell’aumento della temperatura terrestre ben al di sotto dei 2 °C entro la fine del secolo.
Per Rete Imprese Italia, quindi, i due documenti vanno ricalibrati per poter indicare al tessuto imprenditoriale nazionale una traiettoria efficace, graduale ed accompagnata, verso la transizione energetica ed ambientale e l’auspicato Green New Deal, evitando che si producano choc nei diversi settori produttivi più impattati dalle misure del Piano.
Rete imprese Italia condivide infatti l’obiettivo della decarbonizzazione, ma auspica che l’attuazione delle misure necessarie al suo conseguimento avvenga in maniera partecipata e condivisa, in un dialogo costante e strutturato con gli stakeholders e secondo un approccio complessivo che veda la collaborazione tra le diverse amministrazioni interessate.
Solo così la SEN 2017 ed il PNIEC potranno offrire al paese un piano di politica industriale orientato alla sostenibilità, in cui il ruolo attivo delle piccole imprese possa trovare adeguata valorizzazione proprio grazie alle caratteristiche di numerosità, innovazione e radicamento sul territorio che le contraddistingue.
Sotto tale aspetto, le piccole imprese italiane possono dare un contributo significativo in alcuni settori chiave per la transizione energetica. Sotto il profilo dell’autoproduzione di energia rinnovabile, infatti, il ruolo delle PMI può essere determinante per il conseguimento dell’obiettivo nazionale, sfruttando anche il potenziale rappresentato dai sistemi di accumulo. Inoltre, la possibilità di costituire le comunità energetiche potrebbe rappresentare un ulteriore strumento a disposizione delle imprese per efficientare il proprio consumo energetico ed abbattere gli alti costi dell’energia.
In merito, è necessario alleggerire il peso degli oneri generali sulla bolletta energetica delle imprese, che ad oggi è costituita per il 35% da oneri parafiscali il cui finanziamento grava per la maggior parte sulle piccole imprese e che non restituisce in maniera corretta i segnali di prezzo della materia prima energia utili ad orientare in maniera consapevole la scelta dell’impresa circa il proprio fornitore energetico.
Sotto il profilo dell’efficienza energetica, è positivo l’intento di intervenire sul settore residenziale – attualmente responsabile di alti livelli emissivi – ma vanno rafforzati e migliorati gli strumenti di incentivazione esistenti, a partire dall’ecobonus che, secondo Rete Imprese, ha bisogno di essere stabilizzato almeno su base triennale per dare certezza agli investitori. In tale contesto, non risulta certamente a misura di PMI lo strumento dello sconto in fattura, che ha fortemente penalizzato le piccole imprese attive nel settore dell’efficienza energetica e di cui si conferma la richiesta di soppressione.