Il ruolo fondamentale delle piccole imprese è scolpito tra gli obiettivi del pacchetto di proposte elaborato dalla Commissione Europea per una rinnovata politica industriale. Ma al di là di strategie e iniziative la pietra angolare per una nuova stagione deve essere l’attenzione alle specificità di un mondo, quello della micro e piccola impresa, che genera il 37% del valore aggiunto in Europa e quasi il 50% dell’occupazione. Numeri che in Italia salgono al 48% e al 65%. Serve un cambio di passo e su questo rilevante capitolo del futuro dell’Europa è la Commissione di Bruxelles che deve fare i compiti.
E’ quanto scrive Sergio Silvestrini, Segretario Generale della CNA, in un articolo pubblicato sul quotidiano Il Foglio nel quale analizza la strategia della Commissione UE evidenziando alcune criticità nelle proposte a partire dalla necessità di definire “una tabella di marcia individuando obiettivi a breve, medio e lungo periodo e i relativi strumenti e parallelamente delineare una più ambiziosa “Strategia per una politica globale dell’Unione in materia di Pmi. In tale prospettiva assume rilevanza il tema della governance che dovrebbe prevedere un ruolo da protagonista delle organizzazioni imprenditoriali nella realizzazione della strategia per le piccole imprese.
Sull’obiettivo dedicato alle Pmi, occorre ridefinire l’approccio. L’impulso positivo determinato dal paradigma “Think Small First” che ha generato lo Small Business Act ormai si è esaurito. Bisogna costruire e promuovere nuove politiche tenendo conto delle oggettive differenze tra micro, piccola e media impresa partendo da una approfondita analisi del tessuto produttivo in Europa. E il primo passo concreto deve essere la fine della pratica della taglia unica degli incentivi. Un’impresa con 5 addetti e una con 240 appartengono a due mondi distinti.
Infine appare insufficiente il riferimento alla sola rete EEN (Enterprise Europe Network) e comunque ne andrebbe verificata l’attività oltre a garantire un reale coordinamento dei consorzi attivati e un concreto coinvolgimento delle associazioni di rappresentanza della piccola impresa.
E perplessità sulla figura di un alto rappresentante per le Pmi – SME Envoy e la creazione di una rete di rappresentanti nazionali. Si tratta della riedizione dei Mister Pmi che non hanno prodotto risultati apprezzabili. Positivo invece l’obbligo di analisi preventiva sugli effetti per le Pmi di nuove disposizioni legislative.
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