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“Decreto correttivo”: di male in peggio

E’ proprio vero che al peggio non c’è mai fine. La bozza del decreto di modifica del Codice Appalti non piace per nulla agli artigiani dell’impiantistica che, in particolare, criticano con forza le modifiche al subappalto.  Non bastava infatti aver apportato al  D.lgs 50/2016 la modifica che limitava il calcolo del tetto del 30% del subappalto  solo sull’importo della categoria prevalente e non più sull’intero ammontare del contratto; ora si permette anche  al titolare dell’appalto, con la modifica del comma 22 dell’art. 105, di poter usufruire di una quota di qualificazione derivante dal lavoro dei subappaltatori. Una vera e propria marcia indietro che premia le cosiddette “scatole vuote” e penalizza le imprese dei settori specialistici; in pratica, si liberalizza il subappalto e si consente di ottenere le qualificazioni SOA senza materialmente svolgere il lavoro.

E’ un combinato disposto micidiale per la crescita qualitativa del settore ed una sorta di ritorno al passato – dichiara Guido Pesaro, Responsabile Nazionale CNA Installazione Impianti – quando le imprese generali conseguivano o arricchivano le loro qualificazioni nelle categorie specialistiche ‘sfruttando’ il lavoro di altri. La Direttiva Europea 2014/24/UE, tra l’altro, consente alle stazioni appaltanti di imporre precisi requisiti alle imprese appaltatrici in merito alla loro reale capacità, in termini di risorse umane, tecniche e di esperienza professionale, di realizzare effettivamente il lavoro oggetto di appalto. Sarebbe pertanto opportuno che il legislatore facesse riferimento a questi termini legislativi senza rifugiarsi, per tentare di giustificare decisioni incomprensibili, a presunte lesioni ai principi della concorrenza che la limitazione del subappalto comporterebbe”.

Se a ciò aggiungiamo che le modifiche proposte riguardano ormai 100 articoli sui 254 di cui si compone il Codice possiamo tranquillamente affermare di trovarci di fronte non certo ad un “correttivo”, ma ad una vera e propria riscrittura che va ben oltre la delega conferita al Parlamento. E di questo sembrano essere ben consapevoli quei parlamentari, come ad esempio il Sen. Esposito, che non avevano certo lesinato il proprio impegno per giungere al traguardo della riforma del vecchio Codice Appalti e che proprio sulle modifiche apportate all’istituto del subappalto non hanno mancato di far sentire le proprie critiche.

Faremo tutto il possibile – prosegue Pesaro – per evitare questa deriva che, negli anni, ha prodotto un sistema che ha progressivamente portato alla dequalificazione del settore delle opere pubbliche con i conseguenti fenomeni distorsivi del mercato ed ha agevolato l’infiltrazione della criminalità organizzata”. Andrebbe infine ricordato a qualche legislatore un  po’ distratto che ormai il mercato, anche quello delle opere pubbliche, sta cambiando e che l’impiantistica oggi costituisce il 33% del valore della produzione di tutto il settore delle costruzioni. “Nel 2015 – conclude il Responsabile degli impiantisti CNA –  il mercato dei lavori pubblici che prevedono opere di installazione, manutenzione e gestione di impianti civili ed industriali è salito del 4,5% rispetto al 2014 ed ha ormai raggiunto il 67% del totale degli appalti. Di fronte a questi numeri c’è ancora qualcuno che pur di non vedere la realtà è disposto a voltarsi da un’altra parte o a nascondere come gli struzzi la testa sotto la sabbia?

 

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