Molto critico il nostro giudizio sul pacchetto di misure per il credito contenuto del decreto liquidità pubblicato oggi in Gazzetta Ufficiale. Il testo non soddisfa l’urgenza di mettere a disposizione di tutti gli operatori economici la minima liquidità necessaria a far fronte alle spese correnti che devono essere onorate per non far saltare tutta la catena dei pagamenti.
Senza liquidità non si potranno pagare stipendi, affitti, fornitori mettendo in crisi famiglie e altre imprese
L’automatismo introdotto per la concessione della garanzia, infatti, non assicura neanche per gli importi inferiori a 25mila euro la concessione di credito bancario; lasciando, di fatto, la valutazione del merito di credito, della durata e delle condizioni applicabili in mano alle banche.
Non è sicuro neanche che gli imprenditori possano ottenere credito aggiuntivo. Il decreto, infatti, prevede che il debitore possa consentire alla banca di non aumentare l’esposizione, ed essendo in posizione di oggettiva debolezza, potrebbe cedere alla richiesta della banca di sostituire posizioni in essere con crediti totalmente garantiti dallo Stato.
Siamo profondamente delusi anche per la dimensione dell’intervento; lo stanziamento di 1.729 milioni di euro, destinato ad incrementare la dotazione del Fondo, potrà assicurare al massimo 20 miliardi di nuovi crediti pari all1% del fatturato di tutte le imprese che possono essere garantite dal Fondo di Garanzia.
Una soluzione destinata a seminare sconcerto e rabbia tra chi confidava veramente di poter avere mezzi finanziari sufficienti per non essere costretto a chiudere.
In questo momento, così drammaticamente difficile, i provvedimenti hanno l’obbligo di essere veloci ed efficaci: serve un percorso rapidissimo per mettere a disposizione delle imprese nuovo credito senza burocrazia, senza procedure valutative, a zero interessi, con 24 mesi di preammortamento e 10 anni per la restituzione.
Invitiamo il Governo e il Parlamento a correggere immediatamente il provvedimento per mettere in condizioni artigiani, imprenditori, autonomi e professionisti di affrontare con un minimo di serenità il futuro.
grazie
Galileo Galilei disse eppur si muove —-come primo conto terzi in Italia in Europa e primo conto terzi nel MONDO quattro generazioni , chi si ferma è perduto quindi LUTTO AGLI ACHEI generosa travolse alme di EROI
buon giorno ,
condivido a pieno quanto scritto,
il governo ha valutato soltanto l’effetto del calo di fatturato, non pensando al meccanismo che si innesca con la serie di insoluti provocata dalla mancanza di liquidità dovuta dal calo di lavoro….
comunque bisognerebbe che mettesse dei paletti anche ai soliti furbetti che in queste situazioni ci sguazzano….
Sono pianamente d’accordo con la vostra analisi e le vostre richieste
Buongiorno,in questa situazione in cui per noi falegnami è difficile lavorare,e quindi generare reddito,volevo puntualizzare alcune cose .
Secondo il decreto cura italia di marzo la sospensione del mutuo prima casa è vincolata dall’importo iniziale .Ma se uno non genera più reddito qualsiasi situazione finanziaria diventa difficile da sostenere.Nel mio caso avevo contratto un mutuo superiore a euro 250.000,00 ora come mi devo comportare per poter accedere alla moratoria di 18 mesi?
Secondo il decreto imprese di aprile,per sostenere la liquidità aziendale,dovrei accedere a nuove linee di credito.Ma in uno scenario cosi,con un futuro incerto,uno come può pensare di sostenere tutto questo?Marzo e Aprile non ho fatturato niente,dovrei utilizzare un nuovo credito per pagare LE TASSE !!!!! NO,GRAZIE.Se lo stato,mi impedisce di lavorare per situazioni come queste,se ne deve assumere tutte le conseguenze anche economiche.Grazie
Buongiorno Arrigo, la invitiamo a scrivere all’indirizzo tfcovid19@cna.it per il suo quesito sul decreto Cura Italia. Grazie
La situazione per i gestori e i lavoratori di bar-ristoranti è drammatica.
Si prospetta una riapertura parziale, a quanto sembra, dopo la metà di maggio, con vincoli e restrizioni apportati, più che per salvaguardare la salute di tutti, per dissuaderti a riaprire. Mi spiego meglio :
come si può pensare di accogliere i propri clienti indossando guanti, mascherine ed obbligandoli ad accomodarsi ad una distanza minima di due metri, l’uno dall’altro/a, separati eventualmente da un vetro posto in mezzo al tavolo?
La perdita degli incassi sarebbe, a nostro avviso, superiore al 70% rispetto a prima, mentre rimarrebbero quasi invariate le spese di gestione. Se a questo “bel quadretto” aggiungiamo i pagamenti di contributi, iva, affitto, ecc. prorogati, ma non cancellati, di febbraio, marzo e aprile, che si andranno a sommare a quelli correnti, la possibilità, di mantenere aperta l’attività è nulla.
Opponiamoci quindi con ogni mezzo ad una “falsa” riapertura delle nostre attività con le condizioni che vengono paventate, sarebbe solamente un espediente, studiato ad oc dal governo, per non assumersi le responsabilità di fallimenti di massa.
Riapriremo quando ci saranno le condizioni per poterlo fare nei tempi e nei modi da consentire ai nostri clienti di ricevere un servizio adeguato al posto in cui si trovano, cioè, non in una sala operatoria, per capirci. Fino ad allora ci aspettiamo dal nostro governo aiuti concreti e non chiacchiere.