Nella società e in particolare nel fare impresa la differenza sessuale tra donne e uomini sembra cominciare a sbiadire. Il nostro Paese compie un passettino in avanti. A registrarlo una indagine condotta da Swg per CNA nazionale, su un campione rappresentativo della società italiana, dedicata a “Donne, imprenditoria e accesso al credito”.
Un maggior reddito a disposizione e un futuro più sicuro sono le motivazioni che principalmente spingono una donna al lavoro. Il 31% delle interpellate è mosso da più cospicue entrate economiche. La sicurezza rispetto alle incertezze della vita stimola un altro 25% del panel.
A distanza si piazza una maggiore gratificazione professionale, che si ferma al 13% del totale. Una motivazione tallonata dalla disponibilità più elevata di tempo libero, che tocca il 12% delle coinvolte nell’indagine, stavolta con la massima percentuale (16%) nella fascia più giovane, tra i 18 e i 34 anni, e al Centro (15%).
Un problema ricorrente nelle imprese italiane, soprattutto quelle artigianali e piccole, è il credito erogato con il contagocce. Ma, nella partita con le banche, le donne imprenditrici (o aspiranti tali) denunciano di essere trattate peggio degli uomini anche a parità di condizioni. L’indagine lo conferma. Emerge che a ritenere il trattamento in banca molto peggiore per le donne è convinto il 12% della platea (8% uomini, 16% donne), con tetti per classe di età tra i 18/34enni (17%) e per macro-regioni nel Sud e nelle Isole (15%).Nell’altra metà dell’universo, quanti sostengono che la differenza di genere nell’accesso al credito tra donne e uomini è scarsa sono il 30% (34% uomini, 26% donne). Tocca il 20% la quota di quanti non rilevano differenze di genere su questo fronte (23% uomini, 18% donne).
Tra quanti sono convinti che questa difficoltà di genere nell’accesso al credito esista, la motivazione che le donne potrebbero avere figli è la preferita dal 37% degli interpellati (33% uomini, 40% donne). A seguire in questa graduatoria è l’affermazione “le donne sono meno affidabili degli uomini”, fatta propria dal 27% del totale. Terza la motivazione “le donne mettono il lavoro al secondo posto rispetto alla famiglia”, scelta dal 19% degli interpellati (14% uomini, 23% donne). La presunta minore mentalità imprenditoriale posseduta dalle donne rispetto agli uomini è indicata dal 9% del panel (12% uomini, 7% donne).
L’indagine continua con un altro interessante quesito: il futuro della gestione aziendale, in cui la maggioranza dei partecipanti (39%) ritiene che i figli maschi siano indirizzati fin da piccoli a prendere in mano il futuro dell’azienda.
Sul fronte dei rapporti fra sessi sul lavoro sono interessanti due quesiti: potendo scegliere si preferiscono uomini o donne? Su entrambe le domande è diffusa l’indifferenza, che raggiunge il 76% per i capi e il 66% per colleghi/collaboratori di lavoro.