Sono ben 4.452 le nuove posizioni lavorative a Fano. Tecnicamente vengono definite “movimentazioni in entrata”, ovvero nuovi contratti di lavoro, la maggior parte dei quali, sono diretta conseguenza dell’entrata in vigore del cosiddetto Jobs Act. Si tratta in larga misura di contratti a tempo indeterminato (70% il dato a livello provinciale). Nello specifico a Fano i nuovi contratti sono stati stipulati per la maggior parte nel settore alberghiero e della ristorazione (1.019); segue quello del noleggio, agenzie di viaggio e servizi di supporto alle imprese (725). Solo al terzo le attività manifatturiere e la produzione con 620 nuovi contratti. Segue la scuola e l’istruzione ( 457 nuove assunzioni); il commercio (318). In controtendenza anche l’agricoltura che, dopo anni di fuga dalla terra, segna ben 190 nuove assunzioni.
Questi ed altri dati saranno illustrati nel corso dell’iniziativa pubblica dal titolo Jobs Act, novità ed opportunità per le Piccole e Medie Imprese in programma a FANO Mercoledì 28 ottobre (ore 18), nella Sala Riunioni di Master Quality,in via IV Novembre 83 (nei pressi del Palazzo di vetro (sede Asl) ed organizzata dalla Confederazione dell’artigianato nel quadro delle iniziative “CNA, la grande provincia artigiana”. Coordinerà l’iniziativa il presidente della CNA di Fano, Marco Rossi. Interverranno Debora Primavera, responsabile provinciale Libri Paga della CNA; Valter Recchia, Responsabile politiche sindacali CNA Marche. Concluderà l’incontro, il presidente della CNA di Pesaro e Urbino, Alberto Barilari.
Si discuterà insomma dei primi effetti del Jobs Act che – secondo le piccole aziende – sta riducendo la segmentazione del mercato del lavoro e incentivando la nuova occupazione a tempo indeterminato. Tutto questo senza aumentare i costi per le piccole imprese sotto i 16 dipendenti.
Anche da un sondaggio condotto dalla CNA piace in particolare il contratto a tutele crescenti perché – secondo gli artigiani intervistati – semplifica l’attuale ordinamento senza ridurre la flessibilità necessaria alle imprese. Per il 53% delle imprese il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti rappresenta una necessaria semplificazione rispetto al numero eccessivo di contratti oggi esistenti. Per il 22,5% delle imprese, il contratto a tutele crescenti produrrà vantaggi anche in termini di maggiore flessibilità nella gestione dei rapporti di lavoro. Relativamente alla cosiddetta decontribuzione gli artigiani sono convinti che il Jobs Act favorisce l’adozione dei contratti a tempo indeterminato. La decontribuzione per le assunzioni con contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti viene valutata con favore dalle imprese. Per il 49,5% l’esonero dal versamento dei contributi sposta la convenienza verso il contratto a tempo indeterminato. Per un imprenditore su cinque, infine, l’esenzione dal pagamento dei contributi INPS aumenterà, come già i primi dati dimostrano, la domanda di lavoro. Tuttavia, secondo il 71,7% delle imprese, è necessario che prima migliorino le condizioni economiche dell’Italia. Non a caso sono le imprese operanti nei settori maggiormente colpiti dalla recessione (costruzioni e impiantistica) a ritenere che il Jobs Act, da solo, non sarà sufficiente a fare ripartire l’occupazione.