Sono stati i grandi temi dell’Europa gli argomenti sui quali si sono sviluppati i faccia a faccia con i leader politici nazionali in vista delle elezioni europee nella sede di Roma della CNA. Nella prima giornata Antonio Tajani, Stefano Patuanelli e Carlo Calenda hanno parlato del futuro dell’Europa e dell’Italia partendo dal manifesto preparato dalla nostra Confederazione e illustrato dal presidente nazionale Dario Costantini.

Antonio Tajani (Forza Italia)

Difesa comune europea e completamento del mercato unico sono stati i principali temi trattati nel faccia a faccia tra il presidente nazionale Dario Costantini e il ministro degli Esteri e segretario di Forza Italia, Antonio Tajani, il quale ha sottolineato che “il manifesto della CNA per le elezioni europee e il decalogo di Forza Italia sono assolutamente sovrapponibili”.

Tajani ha indicato che “la difesa europea è fondamentale perché i cittadini hanno bisogno di sentirsi sicuri e rassicurati”, precisando che la difesa comune europea “non è un’alternativa alla Nato. Piuttosto è lo strumento per far contare di più l’Europa”. E sull’Europa, il vice premier e ministro degli esteri rileva che “sento dire meno Europa, ma se non siamo parte di un progetto più ampio siamo destinati ad essere travolti ed essere ininfluenti”.

Tajani ha quindi sottolineato che il completamento del mercato unico è una delle priorità: “Dobbiamo armonizzare il fisco, completare il mercato unico dei capitali e procedere all’unione bancaria, realizzare il mercato unico dell’energia così da assicurare più concorrenza”.

Il presidente Costantini ha introdotto il confronto ricordando il Patto di Taormina sottoscritto nel 2022 con altre organizzazioni dei Paesi del Mediterraneo che indicava due priorità: la carenza di personale qualificato e l’emergenza dei costi energetici. “Stiamo lavorando con il governo nazionale – ha spiegato – per mettere a terra il progetto per avviare scuole di formazione professionale nei Paesi del Nord Africa” e “diamo atto a questo governo di aver modificato il Pnrr favorendo la nostra proposta per l’autoproduzione da fonti rinnovabili con il programma Transizione 5.0 e ora confidiamo un’accelerazione per mettere a terra le risorse e consentire alle nostre imprese di realizzare gli investimenti”.

Stefano Patuanelli  (M5S)

“Se quando è scoppiata la crisi del Covid e sono partite le chiusure in Italia non ci sono state sommosse popolari è anche merito delle associazioni di categoria, e dei sindacati dei lavoratori dipendenti, che hanno fatto da cuscinetto incredibilmente efficace per incanalare e scaricare le tensioni sociali”. Così ha esordito il senatore (ed ex ministro) Stefano Patuanelli, intervenuto a nome del M5S ai nostri faccia-a-faccia con la politica per gli impegni concomitanti del leader Giuseppe Conte.

Introducendo l’incontro, il nostro presidente nazionale, Dario Costantini, dopo aver ricordato i principali risultati della indagine tra gli iscritti alla Confederazione, ha rammentato i rapporti tra CNA e l’allora ministro Patuanelli e ha sottolineato la necessità che le burocrazie rendano la vita meno complicata alle imprese che, per parte loro, non solo si stanno impegnando massicciamente su fronti un tempo meno scontati (è il caso della crescita degli investimenti in innovazione e in Intelligenza artificiale) ma dimostrano un coinvolgimento sociale molto elevato: tra artigiani e piccoli imprenditori oltre tre su quattro sono intenzionati ad andare a votare. Come sollecitare il quarto rimanente?

“La situazione geopolitica dimostra – ha spiegato Patuanelli – la necessità di una Europa che parla a una sola voce e agisce di conseguenza per evitare che i singoli Stati rimangano schiacciati nella competizione globale”. Per l’ex ministro è necessaria “meno Europa” se parla esclusivamente di finanza, più Europa se il cammino intrapreso con la moneta unica proceda. “Il mercato unico va completato – ha evidenziato – e il tema degli aiuti di stato va inserito in questo processo.”.

Infine, un argomento interno che però potrebbe riverberarsi in Europa incidendo sui conti pubblici: il Superbonus e in genere gli Ecobonus.

Patuanelli ha sostenuto che i bonus in genere e il Superbonus in particolare abbiano avuto ricadute positive sull’economia in termine di crescita del prodotto interno lordo, delle entrate fiscali, dell’occupazione e abbiano permesso all’Italia di essere il Paese europeo con maggiore crescita tra il 2020 e il 2022 e di aver ridotto di 13 punti il rapporto debito/Pil. A parere dell’ex ministro i problemi maggiori il Superbonus li avrebbe creati perché non è stata programmata e gestita al meglio l’uscita dal meccanismo creando, tra l’altro, incertezza tra le famiglie e le imprese.

Carlo Calenda (Azione)

Politica industriale comune e architettura costituzionale europea sono i principali temi sui quali si è sviluppato il confronto tra il nostro presidente nazionale Dario Costantini e il leader di Azione, Carlo Calenda, il quale ha sottolineato che “è necessaria una politica industriale dell’Europa altrimenti l’Italia si farà del male perché con il nuovo patto di stabilità e il debito pubblico elevato non potrà disporre delle risorse di Germania e Francia”. Calenda ha anche indicato che “la politica industriale dovrà essere uguale per tutti i Paesi membri e fondata sul meccanismo del credito d’imposta”. Costantini oltre a sottolineare l’importanza di una politica industriale europea, ha evidenziato la necessità che l’Europa investa maggiori risorse in ricerca e sviluppo, “oggi siamo al 2,2% del Pil mentre gli Stati Uniti investono il 7%. Con queste differenze è difficile parlare di innovazione e futuro”.

Calenda ha poi criticato il Green Deal comunitario: “E’ completamente da riscrivere perché così com’è non funziona”, è soltanto il risultato del “furore ideologico ambientalista”. “Molti in Europa hanno pensato – ha puntualizzato – che si potesse fare a meno della produzione ed è così che dall’Occidente 750 milioni di posti di lavoro si sono spostati verso Oriente”.

Il leader di Azione si è quindi soffermato sul funzionamento e le prospettive politiche dell’Europa. “Non facciamo l’Europa perché non la vogliono gli Stati, non la tecnocrazia europea. È impensabile la riforma del voto all’unanimità – ha aggiunto – perché nessun Paese intende rinunciare al proprio diritto di veto”. La strada praticabile per far avanzare il progetto europeo, “è creare un’Europa a due velocità. Dobbiamo fare come per l’euro. Come italiani dobbiamo lavorare con i grandi Paesi, Germania, Francia e Spagna, per fare l’Europa”. Conferma anche il suo favore nei confronti di Mario Draghi come prossimo presidente della Commissione ma “senza dimenticare che un uomo solo non può fare la differenza”.