E’ un Abruzzo a due velocità, con i mezzi di trasporto prodotti da grandi multinazionali che sfrecciano sicuri, mentre annaspano le produzioni delle aziende locali. Con la sola, positiva sorpresa rappresentata dal ritorno di competitività del polo elettronico aquilano. E’ la fotografia scattata sull’export abruzzese da una ricerca condotta da Aldo Ronci, relativa all’andamento delle esportazioni nel 2015: un quadro a luci ed ombre, che ha portato in cassa qualcosa come 7.433 milioni di euro, 509 in più rispetto al dato conclusivo del 2014. Una differenza rilevante, che tradotta in percentuale vuol dire crescita del 7,3%, molto al di là ed al di sopra del 3,8% nazionale.
Ma è proprio la distribuzione del “tesoretto” a far riflettere: perché se è vero, come spiega il curatore dello studio «che l’export dei mezzi di trasporto ottiene un incremento di 481 milioni di euro, con il contributo significativo degli apparecchi elettronici, che crescono di 91 milioni grazie soprattutto all’apporto del polo aquilano, l’export di tutti gli altri prodotti si riduce di 63 milioni».
Implacabili i valori assoluti, forse ancor più le percentuali: perché le esportazioni a due e quattro ruote crescono del 15,8% (media Italia 12,7%), le apparecchiature elettroniche registrano uno strepitoso “+79,1%” (media Italia 11%), ma tutto il resto delle produzioni che varcano i confini regionali flettono dell’1,7%, in stridente controtendenza rispetto a una media Italia con il segno “+” davanti: 2,5%.
Un Giano Bifronte, l’export regionale, che colpisce però al cuore, con i suoi valori negativi, soprattutto la miriade di piccole e micro imprese locali. Con cadute particolarmente gravi delle produzioni in metallo (-39 milioni;-9,4%); degli articoli in gomma (-16;-4,3%); dei prodotti chimici (-15;-6,5%); dell’abbigliamento (-13;-9,1%). Flebili segnali positivi, tra i grandi settori industriali, solo dal comparto farmaceutico, che ottiene un incremento (+12;+4,4%) lontano però risultati degli anni scorsi. Buone le performance dell’agro-alimentare, che passa da 511 milioni del 2014 a 533 del 2015, ma con una crescita percentuale ben al di sotto della media nazionale: 4,3% contro 7,4%. L’export dei prodotti agricoli porta a casa 9 milioni in più, e ancor meglio fanno i prodotti alimentari (+13).
«Legando i dati sulla caduta delle imprese artigiane, con quelli dell’export – commenta il direttore regionale della Cna, Graziano Di Costanzo – emerge con sempre maggiore evidenza la condizione di sofferenza delle micro imprese di fronte alle sfide globali: in difficoltà sul mercato interno, non riescono a recuperare competitività su quelli internazionali. L’azione di sostegno da parte della Regione nei loro confronti, deve proseguire utilizzando al meglio strumenti quali i poli d’innovazione o le reti d’impresa, sapendo però che vanno colmati quei vuoti che impediscono alle nostre micro aziende di competere sui mercati esteri. Come la digitalizzazione, l’innovazione di prodotto e di processo, lo sviluppo dell’e-commerce. Azioni che devono comunque trovare rapidamente nuove risorse e nuovi strumenti operativi».