Quarantadue milioni di euro in meno, con le piccole imprese in affanno più delle altre. Tanti ne ha persi l’export abruzzese, nei primi tre mesi dell’anno, rispetto alla stessa data del 2014: da 1.811 milioni di euro a 1.769. A spiegarlo è uno studio realizzato per la CNA abruzzese da Aldo Ronci, secondo il quale il lieve aumento realizzato dall’area degli autoveicoli (15 milioni in più, ma dodici mesi prima erano stati 75) non è servito a compensare la débacle registrata da altre produzioni, scese di ben 57 milioni rispetto al periodo gennaio-marzo 2014. A “soffrire” sono stati soprattutto i prodotti in metallo (-18 milioni, contro +6 dell’anno precedente), gli apparecchi elettrici (-16 contro +22), gli articoli in gomma (-12- contro +16); ma flessioni significative hanno danneggiato anche le performance dei prodotti delle cave (-9), degli articoli farmaceutici (-7), dell’abbigliamento (-6).
Capitolo a parte, tra i pochi settori con il segno “+” davanti ai valori assoluti – come la fabbricazione di macchinari (+13 milioni), o di apparecchi elettronici (+8) – quello riguardante l’area dell’agro-alimentare: nel primo trimestre del 2015 ha segnato un incremento di tre milioni (128 contro 125). Un buon andamento anche in percentuale (+2,4%) e tuttavia largamente inferiore all’incremento (+6,2%) fatto segnare dallo stesso comparto a livello nazionale.
«La consistente flessione – spiega così Ronci – dimostra la forte dipendenza dell’export abruzzese dagli autoveicoli, e più in generale la debolezza del sistema produttivo abruzzese, composto per la maggior parte da imprese locali, che non riescono a tenere le proprie esportazioni al passo con quelle nazionali». «Il sistema industriale abruzzese si trova in una situazione di oggettiva difficoltà – prosegue – ed ha bisogno di servizi alle microimprese che permettano loro di innovarsi e crescere in competitività».
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