Esportazioni a picco nel 2014 nel settore del tessile-abbigliamento, da sempre fiore all’occhiello del mondo della piccola impresa abruzzese. E così, occorre ripensare gli strumenti di promozione sui mercati esteri. A certificarne lo stato di difficoltà sono i dati riassuntivi elaborati da Aldo Ronci per la CNA abruzzese: uno studio che pure ha messo “nero su bianco” il buon andamento dell’export per tutti gli altri settori produttivi, che a fine 2014 hanno fatto registrare un incremento complessivo di 198 milioni di euro rispetto al 2013 (2,9% di aumento, contro una media nazionale del 2%) grazie soprattutto alle performance del comparto rappresentato dai mezzi di trasporto. A fine 2014 – questa la sintesi della ricerca, illustrata dallo stesso Ronci – «il decremento più importante, nell’ordine di 70 milioni, pari addirittura al 33,2% rispetto all’anno precedente, è stato proprio quello del comparto dell’abbigliamento. E meno male che tra ottobre e dicembre, cioè nel quarto trimestre, la flessione è stata parzialmente contenuta, sennò il quadro sarebbe stato ancor più negativo».
Che l’Abruzzo confermi la propria “dipendenza”, in fatto di export, dai mezzi di trasporto, lo confermano i dati riepilogativi dell’intero 2014: 254 milioni di euro di incremento sul 2013. Tutto il contrario di quanto accaduto, complessivamente, per tutti gli altri settori messi insieme: 56 milioni in meno rispetto all’anno precedente, con segni negativi sia davanti alle cifre assolute che ai valori percentuali. Con i mezzi di trasporto, secondo la ricerca di Ronci, bene anche la produzione degli articoli farmaceutici (45 milioni in più; 19,9% di incremento); di macchine e apparecchiature varie (44; 6,1%), di prodotti chimici (28; 14%) e di articoli in gomma (21 milioni; 6,3%). Cadute sensibili, al contrario, oltre che nel tessile-abbigliamento, sono state registrate dalle imprese che producono apparecchi elettronici (-51 milioni; -7,9%), prodotti in metallo (-35; -7,9%); carta (-30; -35,7%). Considerazioni a parte per l’agro-alimentare: tra 2013 e 2014 il fronte delle esportazioni ha fatto registrare un aumento di 6 milioni di euro (512 milioni contro 506), ma con un incremento percentuale dimezzato rispetto alla media Italia: 1,2% contro 2,4%.
«L’Abruzzo dell’export – spiega Ronci – continua a mantenere uno stretta dipendenza dal comparto dei mezzi di trasporto, che rappresenta nella nostra regione il 38% del totale delle esportazioni, contro una media nazionale di appena il 4%. Resta invece irrisolta la crisi delle piccole imprese, che – come dimostra proprio il caso dell’abbigliamento – sono espressione in buona parte del sistema produttivo regionale; un sistema che non riesce a tenere il passo con il dato nazionale, segno di una situazione di oggettiva difficoltà che si può risolvere mettendo a disposizione delle piccole imprese servizi innovativi che permettano loro di crescere».
«In Abruzzo, sul modello che si adottando nel campo dei trasporti, occorre cominciare a pensare a un solo soggetto in grado di coordinare l’azione di promozione sui mercati esteri» dice il presidente della CNA, Italo Lupo. Secondo l’associazione artigiana abruzzese, «spesso le micro-imprese, che pure avrebbero potenzialità nel campo della produzione destinata all’export, sono disorientate da un’offerta promozionale che arriva da soggetti diversi: Regione, Camere di commercio, enti locali. In Abruzzo è stato addirittura finanziato uno specifico polo d’innovazione per l’internazionalizzazione, laddove si tratta di un’azione strategica, trasversale a quasi tutti gli altri poli di innovazione. Obiettivamente troppo, per poter mettere in campo una strategia coordinata ed efficace: così, nella prossima programmazione 2014-2020 occorrerà ripensare questo modello troppo polverizzato».