“I dati sui fallimenti nel 2015, diffusi oggi dall’Astat, evidenziano una concentrazione territoriale preoccupante per il capoluogo”. L’analisi è di Claudio Corrarati, presidente della Cna-Shv.

Secondo l’Istituto provinciale di statistica, nel secondo semestre del 2015 sono stati avviati 24 procedimenti concorsuali. Il totale annuo ammonta a 66 fallimenti, uno in più rispetto al 2014. Dopo l’incremento evidenziato nel 2012 e nel 2013, a partire dal 2014 il numero di dichiarazioni fallimentari è tornato ai livelli di inizio decennio (59 casi nel 2011). Nel 2015, le richieste di concordato preventivo sono state 15, rispetto alle 11 del 2014. Analizzando i settori di attività, c’è un aumento nel comparto Alberghi e pubblici esercizi, mentre calano tutti gli altri settori.

Quella di Bolzano è la comunità comprensoriale che ha il maggior numero di fallimenti dichiarati (26), con un’incidenza di 2,5 casi ogni 1.000 imprese: la più alta sul territorio provinciale (la media è 1,5, la miglior performance è del comprensorio alto-Sciliar con 0,8), peraltro leggermente aumentata rispetto al 2,4 del 2014.

“Il numero di fallimenti nel 2015 è in linea con il 2014 – argomenta Claudio Corrarati, presidente della Cna-Shv – e ciò testimonia che la crisi non è passata, ma ha momentaneamente allentato la morsa. Sarebbe utile capire, con un approfondimento dell’Astat, quante delle aziende fallite sono piccole, medie o grandi. Il fenomeno che riscontriamo più frequentemente vede le piccole imprese andare avanti a oltranza senza poter accedere agli ammortizzatori sociali, per poi crollare all’improvviso. Le grandi aziende, invece, vanno avanti per anni grazie agli ammortizzatori sociali e scaricano le difficoltà sulle Pmi, prive di paracadute sociale. Ecco perché riteniamo indispensabile individuare misure provinciali di salvataggio a  portata delle piccole realtà”.

“Preoccupa, inoltre – aggiunge Corrarati – l’incidenza dei fallimenti nel capoluogo, con valori più alti della media altoatesina: un dato che rafforza la nostra richiesta di una politica economica mirata ai centri di fondovalle, con strategie e misure differenziate rispetto alle altre zone della provincia”.

 

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