Dopo un percorso congressuale iniziato a giugno che, coinvolgendo gli oltre 8mila soci di CNA Firenze metropolitana, ha portato al rinnovo dei presidenti delle diverse aree, mestieri, dei pensionati e dei gruppi di interesse, si è svolta l’assemblea elettiva della CNA territoriale che ha confermato per il prossimo quadriennio il presidente uscente, Giacomo Cioni. 52 anni, imprenditore del settore comunicazione, Cioni vanta una lunga esperienza nel panorama associativo, dalla presidenza della società di servizi di CNA a quella di Fedart Fidi, la maggiore federazione di rappresentanza del sistema di garanzia in Italia e in Europa, ruolo che tuttora ricopre.
Ai lavori dell’assemblea ha partecipato il presidente della CNA, Daniele Vaccarino. “In questo anno e mezzo gli imprenditori hanno fatto uno sforzo spaventoso, che ci permette oggi di essere qui, a fianco delle nostre imprese associate – ha affermato Vaccarino – Il contributo che abbiamo dato, tutti insieme, affinché la piccola imprenditoria e l’artigianato fossero ancora oggi un punto fondamentale dell’economia nazionale, è stato enorme. Grazie anche a CNA, a questa immensa forza che sono le imprese”.
Nel corso dell’assemblea si è svolto un confronto sullo stato dell’artigianato e della piccola e media imprenditoria fiorentina tra il presidente della CNA territoriale e il sindaco di Firenze, Dario Nardella.
“L’artigianato di oggi ha le sue radici in anni in cui le piccole e piccolissime imprese hanno scommesso tutti i loro averi su un futuro di crescita economica basata sul saper fare – dichiara Cioni – Un concetto di passaggio generazionale a cui è utile guardare anche oggi: non necessariamente all’interno della stessa linea familiare, ma anche tra l’imprenditore e uno o più dipendenti; allargando la proprietà ad altri soggetti e trasformando l’impresa in società, svincolandola così dalle vicende di un’unica famiglia”.
Il contesto, però, oggi è cambiato: difficile pensare ad un passaggio generazionale quando si hanno alle spalle 13 anni di decrescita ed un futuro altrettanto scarso di impennate economiche. Come favorirlo oggi che è praticamente un costo?
“Finanziandolo – prosegue Cioni – E qui veniamo ad un freno a mano che va assolutamente abbassato: la scarsa finanziabilità delle Pmi perché le banche si rapportano (e finanziano) sempre meno le piccole e micro imprese. La dimensione non ci agevola, ne siamo consci, ma occorrono interventi pubblici ed economici per far sì che le imprese si irrobustiscano e si strutturino in società. Azioni mai messe in atto, non solo nel nostro Paese, ma anche in Europa. Anzi, le normative europee, tarate su grandi imprese, finiscono addirittura per agevolare la concorrenza sleale all’imprenditoria italiana che ha un modello diverso, da rivedere e migliorare certo, ma che funziona”.
“A ciò si aggiungono le zavorre classiche, ormai consolidate, di cui da anni viene promesso l’abbattimento: da un sistema burocratico surreale ad uno fiscale totalmente iniquo e, al caso, vessatorio. Un set di problemi particolari – conclude Cioni – a cui occorre dare soluzioni specifiche”.