Il Fondo di garanzia per le PMI deve rimanere strumento pubblico per favorire l’accesso al credito delle micro e piccole imprese. E va conservato alle Regioni il potere di limitare l’accesso al Fondo di garanzia per le PMI alla controgaranzia dei Confidi (consorzio di garanzia collettiva dei fidi) e dei fondi regionali di garanzia. Sono queste, in sintesi, le richieste che la CNA pone al legislatore sul fronte del credito riguardo a un intervento peggiorativo per le piccole imprese, previsti dal Decreto Crescita.
Nel tempo, la missione del Fondo è stata progressivamente modificata: da strumento per sostenere i soggetti deboli della nostra economia a strumento a supporto di banche e intermediari finanziari. Riguardo alle modalità di accesso al Fondo, infatti, si è assistito al crescente ricorso alla garanzia diretta, che ha generato un sempre maggiore assorbimento di risorse. Di fronte a queste dinamiche, la CNA nel corso degli anni ha sostenuto la necessità di apportare correttivi. Un percorso lungo e articolato che prevede un nuovo sistema di rating, per rendere più efficiente ed efficace l’intervento pubblico, nonché modifiche mirate ad assicurare neutralità tra garanzia diretta e controgaranzia, per contribuire a valorizzare il ruolo dei Confidi. Ma queste misure sono diventate operative solo dallo scorso 15 marzo: non è ancora possibile valutarne le conseguenze.
Il Decreto Crescita, purtroppo, prevede l’abrogazione della “lettera r” dell’articolo 18 della Riforma Bassanini secondo la quale le Regioni possono ammettere l’intervento del Fondo soltanto in controgaranzia. La CNA ha sempre sostenuto con convinzione le iniziative regionali per attivare la ‘lettera r’. E i risultati ottenuti dimostrano in modo inequivocabile l’efficacia della scelta. L’utilizzo del Fondo di Garanzia per le PMI in controgaranzia, almeno per le operazioni di minore importo, favorisce di fatto l’accesso al credito di artigiani e piccole imprese che, come confermato anche dalla Banca d’Italia in numerose occasioni, sono i più colpiti dal razionamento del credito bancario.