“Per conoscerci, per fare community, per condividere i valori, le attività e il loro funzionamento ma soprattutto l’identità della nostra Confederazione. Queste sono le ragioni per cui siamo qui oggi.” Così ha aperto il seminario per i neoassunti in CNA nell’ auditorium nazionale il responsabile dell’area formazione e sviluppo competenze, Giuseppe Vivace.
Lezioni di CNA, secondo appuntamento dell’anno dopo quello di Bologna ( per il ciclo ‘La scuola, l’alta formazione CNA’ che si tiene già da due bienni) si è rivolto a oltre 100 nuove leve, dopo le 240 di Bologna, puntando proprio alla scoperta dei valori dell’organizzazione che affonda le sue radici in una storia importante e in costante evoluzione, sempre più connessa alla realtà socio-economica e ai suoi cambiamenti.
“Siamo solidali e siamo competitivi. Abbiamo competenze e professionalità ma nessuno vince da solo. E noi, che contiamo 7.000 collaboratori, mille uffici e più di 600mila associati, possiamo vincere solo in squadra, una grande squadra”, ha sottolineato Vivace. Dopo di lui hanno preso la parola gli altri relatori per illustrare le proprie esperienze e offrire una visione di insieme sulle loro aree di lavoro e le relative attività: il responsabile dipartimento relazioni sindacali Maurizio De Carli, il responsabile relazioni istituzionali Marco Capozi, il responsabile del dipartimento politiche industriali Mario Pagani e i due direttori, Claudio Giovine della divisione economica e sociale, e Armando Prunecchi della divisione e organizzazione sviluppo del sistema.
“Bisogna avere i piedi nel territorio e la testa nel sistema – ha esordito Prunecchi – occorre fare squadra, evitare di chiudersi nel perimetro del proprio lavoro e del proprio io, essere meno provinciali, aprirsi insomma”. Prunecchi si è detto orgoglioso dell’investimento fatto in ‘comunicazione, formazione e cervelli’ nonostante i lunghi anni di crisi. E ha spiegato come il sistema CNA miri alla trasmissione del valore della condivisione, che si sviluppi come un collante non solo all’interno di una stessa realtà o ufficio ma dalla struttura nazionale a quella territoriale e viceversa. Prunecchi ha esortato a “non guardare solo il proprio ombelico ma ben oltre, con un approccio che, forte della potenza sociale del sistema che ingloba imprenditori, professionisti, pensionati, persone e imprese strutturate, trovi le soluzioni nell’ esperienza collaborativa e non nell’egotelling imperante dettato dal mordi e fuggi dei social”.