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Fusione dei Comuni. CNA: “La strada dell’aggregazione è una via quasi obbligata”

Partendo dalle esperienze delle Unioni dei Comuni, ma ragionando sulle prospettive future degli Enti Locali, CNA ritiene che sia definitivamente arrivato il tempo di ragionare di fusione tra comuni, un passaggio che richiede un nuovo approccio culturale da parte degli amministratori e il superamento di campanilismi anacronistici rispetto alle reali esigenze dei cittadini e delle imprese.

La fusione tra piccoli comuni può, infatti, diventare una opportunità essenziale per avere maggiore peso politico ed amministrativo, per garantire una razionalizzazione e una riduzione delle spese correnti grazie a servizi integrati; inoltre, per usufruire di più risorse per investimenti nell’interesse delle comunità locali e del sistema economico.

“Si tratta delle stesse tematiche che abbiamo dovuto affrontare e che stiamo affrontando a livello imprenditoriale – sottolinea Alessandro Verri, presidente della CNA Area di Vignola – rendendoci conto che la strada dell’aggregazione è una via quasi obbligata. Rimandarla può portare a scelte frettolose o, peggio, a dovere constatare come sia il mercato a decidere per noi. Allora, se l’aggregazione è una soluzione utile alle imprese, perché non può esserlo per le istituzioni?”.

E’ in virtù di queste considerazioni che CNA da tempo sostiene l’opportunità di studiare progetti di fattibilità per la fusione di alcuni Comuni, ed è quello che l’Associazione ribadisce anche per l’area delle Terre dei Castelli. Le crescenti difficoltà degli enti locali nel fare fronte alle numerose funzioni amministrative ed ai nuovi e più ampi compiti e servizi loro assegnati, in un contesto di progressiva riduzione delle risorse, rappresentano certamente una delle motivazioni alla base della scelta di promuovere uno studio preliminare, finalizzato a raccogliere elementi di analisi utili a valutare la fattibilità del progetto di fusione.

Un progetto che deve porsi l’obiettivo di ottimizzare le risorse finanziarie, umane, strumentali e patrimoniali, di ridurre la spesa e di rendere più efficiente ed economica la gestione amministrativa complessiva, nell’interesse dei cittadini e delle imprese, garantendo loro i servizi tramite una presenza articolata sul territorio di sportelli qualificati. Questo senza che il cittadino debba perdere contatto con gli amministratori del proprio territorio.

“Non ci sono più – continua Verri, le condizioni economiche per consentire a tanti piccoli comuni tra loro limitrofi di fare le stesse cose, ciascuno con la propria struttura. Pensiamo alla promozione territoriale, per fare un solo esempio. E pensiamo ai diversi regolamenti che regolano gli adempimenti amministrativi di territori separati da una linea di confine: servono razionalizzazioni per evitare inutili dispersioni di risorse per cittadini e imprese”.

Non possiamo trascurare il fatto che l’economia ed il sistema delle imprese non conoscano confini, e che gli stessi comuni vicini tra loro siano di fatto interdipendenti rispetto agli obbiettivi ed alle scelte strategiche dello sviluppo (infrastrutture, grande viabilità, insediamenti produttivi e commerciali, eccetera).

Per quanto riguarda gli esiti presentati nella serata organizzata la settimana scorsa a Vignola, nell’ottica del “progetto di riorganizzazione istituzionale”, come Associazione abbiamo potuto avere le conferme attese sulle opportunità di una fusione dei comuni che consentirebbe di raggiungere gli obiettivi che abbiamo descritto in precedenza, a cui si aggiungerebbero i contributi regionali e statali previsti nelle operazioni di fusione. “Ecco perché, magari per eccessivo senso pratico, riteniamo opportuno valutare le scelte tra quelle attuabili, evitando di perdersi in sofismi o personalismi che difficilmente possono avere un effetto positivo sul bene comune”, conclude Verri.

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