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Fusione tra comuni: “L’esito del referendum non fermi i processi di aggregazione”

“E’ un processo che si è avviato da tempo, ormai metabolizzato dai cittadini, dalle imprese e, in gran parte, dalle amministrazioni stesse. E’ impensabile che l’esito del Referendum possa arrestare il superamento delle province. Significherebbe uno spreco di risorse insostenibile”. E’ il commento di Cna, Confesercenti, Confcommercio e Lapam, le Associazioni imprenditoriali riunite sotto la sigla di Rete Imprese, a meno di una settimana dalla vittoria del No alla consultazione sulla riforma istituzionale.

“Ovviamente il rispetto del voto democratico è fuori discussione, ma non bisogna dimenticare che molte amministrazioni provinciale, tra le quali quella modenese, erano già molto avanti sulla strada della abolizione. Pensare alla conseguenze più radicali del voto referendario, addirittura ad una eventuale direzione diretta del Presidente, è davvero avvilente, perché i ritardi istituzionali non possono e non debbono rappresentare un freno ai processi di semplificazione della vita amministrativa sono un bisogno ineludibile per le imprese”.

“Peraltro, i temi dell’Area Vasta – continua la nota di Rete Imprese – non riguardano solo la dimensione extra provinciale: non può sfuggire il fatto che la provincia di Modena sia l’unica, in Regione, dove non si siano ancora sviluppate fusioni tra comuni, uno strumento di efficienza gestionale e rappresentatività istituzionale la cui adozione non è oggi più rinviabile. Sul nostro territorio 18 comuni (il 38%, soprattutto in Appennino, ma alcuni anche nell’Area Nord), hanno meno di 5.000 abitanti. In molti casi una loro fusione può dare notevoli opportunità, a cominciare da una semplificazione amministrativa per arrivare a una diminuzione degli oneri burocratici e amministrativi a carico delle imprese e dei cittadini. Ma l’aspetto più importante sarebbe probabilmente la maggiore rappresentatività istituzionale che avrebbero municipalità più grandi di quelle attuali. Senza dimenticare che in futuro non troppo lontano potrebbero venir meno quegli incentivi economico-finanziari che oggi rendono ancor più vantaggiose le fusioni”. 

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