Da tempo il mondo della piccola e media impresa, ed in particolare l’artigianato, alle prese con un periodo di recessione durissima, chiedono una razionalizzazione in termini amministrativi e di servizi a livello territoriale. Ecco perché sullo scottante ed attuale tema della fusione dei Comuni, la CNA di Pesaro e Urbino esprime con chiarezza la sua posizione che non può non essere che a favore di un processo di fusione di quelle amministrazioni che hanno mostrato la disponibilità a farlo. E dunque, la prossima scadenza referendaria che porrà ai cittadini il quesito sulla fusione o meno dei Comuni di Pesaro e Mombaroccio e di Urbino con Tavoleto, può essere un’occasione di partecipazione democratica per esprimere la propria opinione in merito ad un primo importante tentativo di razionalizzazione amministrativa.
“Da anni – afferma il segretario provinciale della CNA, Moreno Bordoni – in tutti i nostro documenti abbiamo indicato la strada della razionalizzazione dei servizi, dei tributi, della semplificazione amministrativa. In tempi non sospetti abbiamo suggerito la strada della fusione dei Comuni come un percorso necessario. In una provincia che ne conta quasi 60, sembra persino impossibile non affrontare il problema”.
Ma per la CNA il tema della razionalizzazione non è il solo. Attraverso la fusione di alcuni importanti Comuni si potranno liberare risorse importanti. Lo sblocco del Patto di stabilità consentirà alle amministrazioni virtuose e con i bilanci in ordine di attivare progetti, investimenti, di tornare ad investire sul territorio.
“Da questo punto di vista – aggiunge il presidente provinciale, Alberto Barilari – la CNA è impegnata da tempo nell’elaborazione di proposte e progetti con le amministrazioni della provincia che possano avere una ricaduta in termini di crescita infrastrutturale e sociale del territorio. Il processo di fusione va visto dunque come una grande opportunità, capace di liberare risorse straordinarie e di dare opportunità in termini lavorativi ed occupazionali alle imprese locali”.
“In quest’ottica i processi di fusione – concludono Bordoni e Barilari – non vanno visti come la volontà delle amministrazioni più grandi di inglobare quelle più piccole. Non crediamo ad esempio che una fusione tra Pesaro e Mombaroccio e Urbino e Tavoleto possa tradursi nella cancellazione di identità storiche e radicate. Semmai i processi di fusione possono rappresentare l’occasione per valorizzarle e renderle di interesse comune per la promozione del territorio”.