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Gli artisti Monterosi e Fanucchi portano in scena l’artigianato da diverse angolazioni

Il monologo dell’attore Daniele Monterosi e la performance dell’artista comico Francesco Fanucchi hanno raccontato l’artigianato da due diverse angolazioni alla nostra assemblea nazionale. Il primo dando voce in prima persona a un imprenditore artigiano. Il secondo con ironia dissacrante.

Nel monologo Monterosi ha messo in scena un vero tributo alla fatica e al lavoro di un piccolo imprenditore. “Sono un artigiano e imprenditore italiano – ha detto – e so cos’è il lavoro. Conosco le sveglie all’alba, le chiusure tardi la sera, le notti insonni, quante notti… Conosco le mie mani, so come sono cambiate nel tempo e, se le guardo bene, riesco a riconoscere tutta la storia che insieme a loro ho costruito. Perché è così che sono arrivato sin qui: costruendo il mio mondo a forza di crederci”.

“So che non sono il solo – ha aggiunto – e infatti tutti noi oggi siamo qui con nuove sfide da combattere: digitalizzazione, competizione globale, sostenibilità. E tutto torna a essere confuso e difficile. Poi però guardo le mie mani e mi ricordo che ho tutto quello che serve: l’esperienza, le idee, la pazienza, il coraggio e soprattutto una visione chiara. Costruire una squadra puntando sui giovani”.

Nel monologo Monterosi ha poi messo in evidenza il rapporto unico, diretto e personale del piccolo imprenditore con i suoi dipendenti, nei cui occhi vede la passione per il loro lavoro e la ‘loro’ impresa. Resta immutata la preoccupazione per i propri figli mandati a studiare all’estero e chiamati a continuare il cammino dell’impresa. “Tutti noi veniamo da qui – ha concluso Monterosi rivolto alla platea – ed è con le nostre mani e le nostre idee che costruiamo il futuro, continuando a impastare creatività e sapere per lasciare un’eredità che orgogliosamente spero non finirà mai. Ecco cosa siamo: orgogliosi di essere artigiani imprenditori d’Italia”.

Fanucchi, invece, ha ironizzato sulle grandi difficoltà che devono affrontare i giovani quando scelgono di diventare lavoratore autonomo e imprenditore. Intanto si scontrano con la difficoltà, spesso, di lasciare il posto fisso e comunicarlo ai propri genitori. “Mio padre ha reagito bene – ha scherzato Fanucchi – sembrava diventato Mufasa con Simba”, citando il ‘Re Leone’ di Disney. “Un giorno tutto questo sarà tuo… ovvero nulla perché ti diseredo”, gli ha replicato il genitore.

“Noi autonomi guadagniamo in libertà – ha aggiunto – quella di iniziare alle sei di mattina e smettere alle dieci di sera, la libertà di dire sì al cliente che ci chiama e ci chiede di fare tutto all’ultimo momento. E infine abbiamo l’orgoglio di creare ricchezza… quella del commercialista”.

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