A più di un anno dall’inizio della pandemia, CNA Industria ha organizzato un webinar dedicato agli effetti che ha avuto sulle dinamiche dei mercati globali. A discuterne il presidente di CNA Industria, Alfeo Carretti e il responsabile Relazioni internazionali Limes, Fabrizio Maronta. I lavori sono stati moderati dal coordinatore di CNA Industria, Mario Pagani.
A una prima fase di freno che ha coinvolto pressoché tutti, ne è seguita e sta proseguendo una che vede protagonisti i Paesi che prima e meglio di altri stanno uscendo dall’emergenza. Un quadro, quindi, in costante evoluzione, ma da monitorare con attenzione per poter individuare possibili traiettorie di sviluppo per il futuro.
“Siamo di fronte alla più imponente crisi economica e sanitaria del secondo dopoguerra, una sfida colossale – ha sottolineato il presidente di CNA Industria – La pandemia ha già cambiato molte delle nostre abitudini e molto probabilmente niente sarà più come prima. Il nostro modo di lavorare, i nostri sistemi relazionali, non saranno più gli stessi. Guardare lontano significa soprattutto cercare di capire quali saranno le dinamiche commerciali nel prossimo futuro, dinamiche che incidono direttamente sulle imprese che già si muovono su mercati internazionali, ma che possono essere anche occasioni di sviluppo, consapevoli che ogni fase di crisi genera di per sé anche opportunità. Per questo abbiamo voluto, come CNA Industria, organizzare questo momento di riflessione”.
Caretti ha poi affrontato il problema degli aumenti di prezzo delle materie prime: “In un momento così particolare in cui a causa della pandemia ci sono oggettive difficoltà di produzione e di trasferimento, è evidente che in questi casi a dettare le regole del mercato sono coloro i quali controllano questi processi. E oggi a controllare questi processi sono i Paesi che più velocemente di altri hanno saputo reagire alla pandemia. Per questo continuiamo a sostenere che la vera chiave per la ripresa dell’Italia è la velocizzazione del piano di vaccinazioni. Servono i ristori, servono i sostegni, ma se non si superano velocemente le restrizioni, faticheremo a vedere la luce”.
Il responsabile Relazioni internazionali Limes, Fabrizio Maronta, si è invece soffermato sugli effetti della pandemia sui mercati internazionali “Nei fatti l’emergenza pandemica ha rallentato alcuni processi che hanno caratterizzato la globalizzazione. Gli effetti della pandemia si siano inseriti in un processo ormai avanzato di vere e proprie sfide lanciate dalla Cina e dall’Usa nell’ambito del controllo dei commerci mondiali. Un quadro che vede il progressivo indebolimento dell’Europa ed un riavvicinamento tra Russia e Cina”.
“Sempre più spesso, per evitare condizionamenti – ha proseguito Maronta – si va alla ricerca di partner affidabili, in una logica di vera e propria ‘autonomia strategica’. Questo processo genera, però, un aumento dei prezzi delle materie prime, e di semilavorati e quindi anche dei beni finiti, non essendo più la logica del prezzo ad orientare il mercato, ma l’affidabilità. Sarà questo, forse, un elemento legato alla contingenza, ma per un po’ di tempo peserà”.
Da ultimo, Maronta ha sottolineato come i processi produttivi non siano neutrali, e non lo sarà neanche la cosiddetta transizione verde. “La concentrazione geografica dell’origine delle materie prime (Cina, Russia, Usa e America del Sud) e la concentrazione geografica degli attori principali nell’industria dei semiconduttori (Usa e Corea del Sud) genera, nei fatti, egemonie decisive, anche in ragione del fatto che quelle stesse tecnologie sono fondamentali anche per altri settori, quali l’intelligenza artificiale e i settori militari e comunicazione”.
Il webinar ha visto la partecipazione attiva di diversi partecipanti che al termine dell’incontro hanno potuto rivolgere alcune domande ai relatori focalizzate soprattutto sulla situazione italiana. Per Maronta l’Italia rispetto ad altri Paesi è in svantaggio perché sconta problemi legati a deficit burocratici, infrastrutturali, territoriali e alla mancanza di grandi gruppi imprenditoriali. La Germania, ad esempio, crea filiere grazie alla presenza di grandi imprese, l’Italia ne ha molte di meno e raramente fanno squadra con le medie e soprattutto con le piccole imprese.
Per Maronta l’Italia ha davanti a sé una grande opportunità in cui si gioca il suo posto in Europa. Attraverso le risorse del Recovery fund dovrebbe puntare a rilanciare il Sud con veri e propri investimenti strutturali, ma dovrebbe anche ripensare la propria macchina statale caratterizzata dalla frammentazione delle amministrazioni pubbliche che generano lungaggini burocratiche che impediscono di fatto la ripresa economica.